
“La consolazione della filosofia” è una sorta di sintesi del pensiero etico classico e Boezio ha il grande merito di averlo trasmesso e di averne favorito la diffusione nel Medioevo.
Boezio, durante la prigionia (fra il 523 e il 524 d.C.) immagina di ricevere la visita di una donna che si rivela essere la Filosofia stessa, venuta a consolarlo e guarirlo dall’assillante tormento interiore. Ella lo consolerà in quanto gli fornirà una spiegazione teleologica del suo stato. In tal modo si enuclea l’opera benefica della Filosofia, che prepara l’animo ad accogliere i suoi più importanti precetti: quelli che lo condurranno alla vera felicità guidandolo alla conoscenza vera dell’Essere che illumina tutta la vita.
Nei cinque libri della “Consolazione” si dispiega il profondo rapporto dell’esule con il potere sanante di Filosofia, dove per un destino che lo accomuna a Socrate stesso o a Seneca, ciò che Boezio sta vivendo lo vive proprio in quanto filosofo. Filosofia lo illumina in primis sul fatto che non alla Fortuna è affidato il mondo, ma alla divina ragione e che la Felicità non è da ricercarsi nei beni materiali, sebbene la presenza di beni imperfetti implichi automaticamente l’idea della perfezione cui essi partecipano. La Filosofia conclude quindi che la felicità è Dio stesso, inteso come Sommo Bene, e che fino a quando l’anima non sarà in Dio non fruirà della vera felicità.
Ma se il mondo è governato da Dio e se Dio è il Sommo Bene, come mai esiste il male? Si Deus est, unde malum? Filosofia risponde che gli uomini insipienti non operano la necessaria distinzione tra Provvidenza, la Volontà Divina, ciò che tutto governa e Fato, la contingenza relativa alle cose mutevoli, cosicché il verificarsi del male nel mondo appare ad essi incomprensibile. Ma la Provvidenza che governa il mondo non annulla la libertà dell’uomo? Nel V libro Filosofia risponde a questo arduo problema: ciò che governa il mondo è provvidenza, non previdenza; le azioni passate, presenti e future sono in Dio tutte presenti. Ciò che rappresenta per l’uomo un evento futuro, in Dio è sempre presente “… per cui quelli [gli eventi] che dipendono dal libero arbitrio sono presenti nella loro contingenza” (Giovanni Reale). Dio vede cosa noi faremo in futuro, ma non per questo la nostra libertà viene meno, giacché ciò che per Lui è presente attuato, per noi è futuro e, pertanto, possibile, non necessario.