Discipvlvs– La mia esperienza mi mostra che l’uomo è destinato alla sofferenza per il fatto stesso di esistere, perciò gode o travaglia per la sua intera esistenza, poi dovrà morire. Dunque mi pare che l’esistenza sia solo sofferenza. È possibile la liberazione dalla sofferenza?

Magister – Tutti gli enti determinati, sin dal Primo Ente Divino, sono costituiti secondo l’esistenza, perciò si trovano in uno stato di privazione e dunque sono in qualche modo dipendenti da ciò che trascende ogni limitazione e privazione, inoltre sono soggetti alla Potenza Infinita dell’Uno che li fa sussistere e dispone della loro “sofferenza” metafisica. Per quanto riguarda l’uomo, ciò che ne costituisce il principio, l’animo, è soggetto ad un tipo specifico di “sofferenza”, dovuta all’identificazione con il corpo o con l’anima. A causa dell’alienazione da sé l’animo soffre, e, soffrendo l’oblio, diviene soggetto all’esistenza titanica, perciò afferma di essere nato un tale giorno e di dovere morire in un altro giorno, ma anche quando si separa dalla soggezione all’elemento titanico, può rimanere soggetto all’anima e alle sue operazioni riflesse e temporali, poiché anch’esse hanno un principio e una fine, sono collocate nella “sofferenza”. Entrambi gli elementi, il corpo e l’anima, sono soggetti al Fato, il primo in maniera determinata e necessaria, in quanto frutto delle azioni esistenziali precedenti e della Nemesi, la seconda è vincolata al Fato nella misura in cui rimane assimilata al corpo, mentre si svincola dal Fato nella misura in cui si separa dal corpo e si unisce all’intelletto. Per liberarsi dalla sofferenza fondamentale l’animo deve produrre il più completo distacco-separazione dai veicoli contingenti che ha assunto, poi deve risolvere la sua stessa determinazione attraverso la semplificazione metafisica, ricostituendosi nel fondo indeterminato del suo stesso essere, che costituisce l’Identità Divina Suprema di tutti gli enti esistenti, Uno-Apollo.

Tutto ciò che costituisce determinazione, finitudine e polarità, è soggetto ai limiti dell’unità e della dualità, i quali sono sovrapposti a ciò che è assolutamente uno e non duale, e quindi è senza alcuna molteplicità, è A-pollon. L’ignoranza dell’Uno, che si costituisce in maniera arcana nella potenza alterante della Diade, è la causa di ogni soggezione alla malia dell’alterità e della determinazione, quindi ciò che è costituito nella finitudine non dispone della conoscenza-identità immediata dell’Uno senza secondo, che è infinita quiete, consapevolezza e beatitudine incondizionate. Di conseguenza, il totale superamento di ogni grado di ignoranza, e della relativa malia, costituisce lo svelamento del Supremo Bene, nel quale consiste sempre il vero essere del soggetto determinato. La sovrapposizione dell’essenza a ciò che è sovraessenziale è mantenuta dalla indiscriminata accettazione della dualità, così come dell’unità ed in generale di tutto ciò che è determinato e costituito, allora occorre lasciare questa accettazione per trascendere ogni sovrapposizione alterante, che è un effetto connesso all’ignoranza-malia.

L’ignoranza può essere risolta soltanto mediante la conoscenza, e la conoscenza si ottiene solo attraverso l’ascesi che distacca l’essere proprio del soggetto conoscente da ogni determinazione conoscitiva, per risolverlo nell’Essere Supremo non duale. L’aspirante deve percorrere la via della conoscenza secondo la prassi trasmessa dalla tradizione divina, dai Maestri della sapienza apollinea, questa prassi è ben definita nelle scritture autorevoli, le quali, redatte dalle autorità spirituali, sono giunte fino a noi. Ma l’accesso alla tradizione divina richiede qualificazioni preliminari opportune, in quanto gli insegnamenti relativi al conseguimento della sapienza assoluta non possono essere ricevuti da coloro che non si sono purificati completamente da ogni inclinazione all’esistenza mondana. Gli impuri non hanno risolto i loro desideri corporali e temporali e molti di essi non praticano adeguatamente la purificazione morale fino al punto in cui l’anima viene completamente detersa da ogni contatto con il sensibile e da ogni propensione per esso.

Ciò che i Maestri hanno insegnato è stato raccolto nei libri autorevoli, ma il loro contenuto può essere giustamente compreso solo da coloro che rinunciano ad ogni affermazione delle loro azioni individuali, in quanto ogni affermazione individuale va trascesa, altrimenti lo svelamento dell’Identità Suprema non può essere in alcun modo realizzato. È necessario poi sia svolta una prolungata ascesi morale, che elimini dall’anima ogni tipo di desiderio estrovertito e crei una ragione distaccata, concentrata, focalizzata all’interno, pronta ad applicarsi alla contemplazione dell’essenza di tutte le cose. Solo creando queste condizioni è possibile comprendere gli insegnamenti impartiti dai Maestri attraverso le scritture e, specialmente, l’insegnamento del Maestro vivente, una volta che si è costituita una retta relazione con esso. Solo il discepolo che ha arrestato ogni tipo di desiderio acquisitivo, così come la ricerca della gratificazione egoica e l’affermazione titanica di sé, può avere accesso all’insegnamento in modo retto e può giungere alla sua comprensione, al fine di perseguire la vera realizzazione.

In ogni caso, l’insegnamento spirituale tradizionale, così come le scritture in cui è fissato, per quanto possano essere nobili, elevate ed ispirate, non possono giungere in alcun modo ai cuori di coloro che non sono disponibili a riceverle, cioè non sono perfettamente docili all’illuminazione divina che deve raggiungere il loro animo. Perciò occorre una vera conversione del cuore, altrimenti il soggetto è impedito nel ricevere la Luce Divina, così come la luce del sole non può illuminare i tenebrosi anfratti di un’anima che ama vivere nell’oscurità dell’ignoranza. La Luce Divina si svela a coloro che hanno purificato completamente la loro anima e perciò sono privi di ogni desiderio, essendo stabili nel primo grado di apatheia. Svincolati da qualsiasi commercio con il sensibile, possono ripiegare la loro operatività razionale sul fondamento trascendente di ogni attività e così possono attingere al vero tesoro, perché hanno rinunciato alla falsa ricchezza, svuotandosi della vanità di sé e del mondo possono attingere a ciò che trascende il mondo.

Ora, ti ricordo che la vera identità, il vero Essere dell’uomo, è immediamente non svelato, non colto da ciò che costituisce una sua determinazione proiettiva, ovvero l’animo dell’uomo, perché, in se stesso, l’Essere non può essere conosciuto in modo determinato da qualche ente determinato, tanto meno può essere colto mediante la percezione sensibile o il ragionamento discorsivo, ma neanche attraverso l’intuizione intellettiva; nessuna facoltà che lo cerchi sostanzialmente può niente rispetto alla sua totalità infinita e indeterminata, che può essere colta solo da un atto infinito e indeterminato. Questo insegnamento iniziale diventa funzionale quando si osserva un’obbedienza rigorosa all’insegnamento e alle disposizioni del Magister, che è colui che ha realizzato l’essenza della dottrina e ha perfezionato il fine della pratica. Grazie alla retta ascesi tu sarai completamente separato e non più coinvolto nei determinismi della trasmigrazione universale, perciò sarai ricostituito nella tua realtà divina, la quale trascende infinitamente ogni cosa e anche la pura funzione testimoniante del Sé Universale o di Dio, che costituisce il sostegno non sostenuto del Tutto. La triplice manifestazione, l’esistenza universale, è fondata sulla Realtà Suprema, senza la quale non avrebbe alcuna possibilità di sussistere neanche per un solo istante.

Per cui, adeguatamente preparato e riconosciuto come vero discepolo, sarai accolto nell’obbedienza per percorrere la via. Fin dal principio tu devi prendere coscienza della tua ignoranza e devi renderti conto di non conoscere la tua vera identità, né che l’Uno-Apollo sia l’Unica Realtà. Questa pena è causata dall’accidentale e temporanea ignoranza, l’agnosia, che si costituisce per cause arcane ed è funzionale alla determinazione apparente di tutti gli stati determinati d’esistenza, i quali si sovrappongono all’assolutezza indeterminata dell’Uno. Percorrendo la via, dal tuo essere proprio saranno rimosse tutte le sovrapposizioni velanti e le associazioni con le medesime, fino al punto in cui potrai svelare te stesso come il Sé Universale in modo immediato, per trascendere poi anche questa “esperienza suprema”, in ciò che trascende ogni esperienza, perché è privo di qualsiasi dualità, sotto qualsiasi profilo. La realizzazione della Suprema Identità dell’Uno risolve in maniera completa e perfetta la soggezione a qualsivoglia malia e stabilisce la liberazione trascendente dell’animo da ogni “sofferenza”, con il conseguimento della Salute Suprema, che è il frutto perfetto della Medicina Suprema, arte perfetta del signore Apollon.

Ora ti incammini sulla via della conoscenza apollinea non duale, attraverso la quale ogni illusione-malia viene incenerita e con essa ogni sofferenza, questa via non si limita ai riti religiosi o alle opere morali, perché esse non distruggono l’ignoranza, in quanto non hanno un’immediata inerenza con la costituzione dell’ignoranza.

Discipvlvs- Dunque le azioni morali, rituali e giuridiche prescritte dall’autorità religiosa non conducono alla realizzazione della perfezione?

M- Devi sapere che l’Uno assolutamente non duale è anche assolutamente non agente, mentre tutto ciò che è costituito secondo la determinazione, è principio di qualche atto determinato. Tutti gli enti, a seconda della loro determinazione, sono disposti alla loro attività determinata. Le azioni rituali, così come quelle morali e altresì quelle giuridico-civili, possono essere compiute in due modi: in presenza dell’attaccamento e dell’immedesimazione all’identità limitata attraverso la quale si compie l’atto o nel perfetto distacco dall’atto compiuto, che viene così eseguito in modo puro, stando nella propria vera identità. In questo secondo caso il soggetto reale agisce impersonalmente, come presenza immanente della divinità trascendente, entro l’ambito dell’azione provvidenziale circoscritta che è chiamato a svolgere. La liberazione dai frutti dell’attività morale e dalle dimensioni condizionate a cui si è destinati a seguito dell’esecuzione dell’azione rituale può essere conseguita se il soggetto si ricostituisce in se stesso e svolge ogni cosa nella perfetta pietas, disponendo dell’autentica castitas. In questo stato, se l’animo esegue tutti gli uffici secondo le regole disposte dalla Provvidenza Divina, e compie le azioni prescritte ed evita quelle vietate, può giungere al Cielo più alto.

Mediante l’azione pia e onesta, attuando la ivstitia, il soggetto non oltrepassa la dimensione dei Cieli, perché l’azione proviene da un soggetto determinato che ha un movente ancora determinato, sebbene non sia egoisticamente orientato in maniera interessata e non sia attaccato ai frutti dell’azione. Ora, un determinato soggetto che agisce in modo disonesto e vizioso è soggetto al degrado infernale o tartarico, quindi involve in successive trasmigrazioni che lo sprofondano in stati inferiori di esistenza. Colui che agisce in maniera virtuosa, distaccata e impersonale, ma secondo la determinazione della propria essenza, acquisisce gli stati elisiaci, gli stati superiori dell’essere, fino a quelli sovracelesti, ma non può oltrepassare la dimensione dell’Ente Divino Universale, al quale, nel più alto grado della realizzazione dell’azione sacrificale, può comunque identificarsi. Tutti gli stati condizionati sono connessi all’azione condizionata e determinata, tutte queste azioni portano il relativo frutto e, nella misura in cui sono compiute secondo diversi gradi di castitas, e in perfetta comunione-unione con il Signore Universale di tutte le azioni, conducono l’agente al risultato perfetto dell’azione sacrificale esemplarmente compiuta. In relazione a ciò va detto che ogni ente determinato fruisce di determinati stati anche quando lascia l’associazione con i veicoli della manifestazione sensibile, ma non necessariamente è scevro dalle diverse dimensioni della trasmigrazione e dalla costituzione in stati determinati di esistenza.

D- Per cui qualsiasi azione rituale, morale o giuridica, anche se è compiuta secondo la perfetta pietas e nella purezza più integrale, non permette di trascendere l’azione e dunque gli atti determinati in qualsiasi stato dell’essere?

M- Certo. Devi tenere presente che lo svelamento realizzativo dell’Identità Divina Suprema Apollinea costituisce la liberazione integrale da tutto ciò che è determinato e ha relazione con la determinazione, la finitudine o l’attività particolare. L’Essere Supremo è Atto Supremo, di fatto è un “non atto”, perché non ha nessun fine e non si produce per qualche scopo, inoltre non è rivolto a qualcun altro e ha la ragione perfetta dell’atto in se stesso. Questo “atto” ha un carattere metaeterno e può essere svelato solo risolvendosi in esso, mediante la conoscenza non agente e non duale, la sola conoscenza che può dare la soluzione integrale dell’illusione-malia. Se la Realtà Suprema e la sua realizzazione fossero “prodotte” da qualche azione o determinate da qualche agente, sarebbero inevitabilmente condizionate o transitorie, come tutti i frutti delle azioni determinate, i quali, o sono condizionati dal punto di vista ontologico, o sono transitori dal punto di vista temporale, perciò, in ogni modo, non attengono alla permanenza perfetta dell’Essere Supremo non duale.

Colui che vuole conservare un’identità determinata sarà associato ad una attività determinata e ad un campo di esistenza determinato, perciò la liberazione dall’identità determinata, sia essa prodotta dal corpo, dall’anima, dall’intelletto o dall’essenza del soggetto, sia esso individuale o universale, costituisce la perfetta realizzazione dell’Identità Suprema, la quale esige la trascendenza dell’animo individuale, ma anche dell’Animo Universale.

Colui che si è risolto nella liberazione integrale non è più rapportabile a nulla, non è qualcuno o qualcosa, né un ente, non può essere visto come animo, non può essere visto come Dio, né ha più relazione con ciò che può sussistere ancora nell’illusione sovrapposta alla Realtà Suprema. Coloro che stazionano ancora nei domini razionali o intellettivi sussistono fino a quando il soggetto si trova immerso nell’ignoranza. Perciò, non devi cadere nell’errore circa il conseguimento soggettivo della perfetta consapevolezza suprema, che non è propria di un “io”, né è propria di un “Sé”, ma trascende infinitamente questi stati limitati dell’essere e attiene compiutamente alla Identità Suprema, ad Apollon.

D- La mia esperienza in diversi contesti religiosi mi ha presentato diverse situazioni entro le quali i soggetti si trovano limitati e perciò anche ingannati. In nessuno di questi contesti viene indicata radicalmente la natura della Realtà Suprema e il modo della sua costituzione realizzativa, perciò, in un modo o nell’altro, sia ciò che viene prescritto nel senso dell’azione, sia ciò che viene prescritto nel senso della conoscenza, conduce ad effetti limitati e illusori, transitori e condizionati. Gli esseri che soggiacciono a questi insegnamenti sono sottomessi all’illusione e scambiano per reale il non reale, per assoluto il relativo e così via. Fino a quando non imboccheranno la via dell’assolutezza non potranno trascendere ciò che è costituito secondo queste privazioni.

M- Certo. Abbi dunque la consapevolezza del beneficio supremo che gli Dei ti hanno concesso nel metterti sulla via, non deviare mai da essa, qualsiasi siano le difficoltà, i disagi o gli apparenti problemi che camminare lungo la via della perfetta realizzazione del bene e della salute comporta. Rimani fermo nell’Assoluto Amore di Apollon e conseguirai certamente il Supremo Bene, così risolverai qualsiasi volontà di realizzare in modo finito qualsiasi stato condizionato, che ti esclude dalla perfezione dell’Essere Integrale.

[Tratto dai documenti interni della Scuola di Filosofia Medica Flos Ignis: Viola L.M.A., La realizzazione dell’Assoluto Apollon.]

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