
Il mistero per il quale l’Essere Divino si comunica a tutti gli stati determinati dell’Esistenza Universale, permanendo Egli come il loro Fondamento occulto immutabile, è alla radice della sapienza metafisica integrale che costituisce l’essenza di ogni religione tradizionale. Nell’Essere Divino Integrale, puramente infinito ed assoluto, è presente il principio del limite e dell’alterità, per il quale viene dato atto all’immanenza dell’Essere Uno in quanto Bene, alla prima autocostituzione dell’Essere Sovraintelligibile nell’Essere Intelligibile. Il Primo Ente determinato è un principio che limita apparentemente l’Unità Suprema, tuttavia l’attività limitativa e alterante, intrinseca alla Diade compresa nell’Uno, non è un male se viene considerata a partire dall’Uno, in quanto è espressione della necessaria attuazione di tutte le possibilità esistenziali inerenti alla Potenza Assoluta dell’Essere Infinito. Attraverso l’attività alterante della Diade vengono prodotti tutti gli stati limitati dell’essere, in funzione dello svolgimento di potenze o facoltà che devono manifestare un determinato grado di esistenza.
Nell’attività di alterazione, attraverso cui si sviluppa la processione dell’Esistenza Universale, l’Essere Reale si occulta nei suoi riflessi, fino alla costituzione dell’ente più limitato. Perciò il Fondamento di tutti gli stati di esistenza li trascende tutti, sotto ogni profilo, ma, in essi, si nasconde a se stesso, attraverso la sua attività onnipotente ed immanente. È possibile comprendere il motivo per il quale, in determinate tradizioni spirituali, la costituzione dell’Essere Divino in quanto Essere Intelligibile, e la sua attività volta verso la costituzione dell’Esistenza Universale, con la quale si costituisce come “Demiurgo” o “Creatore”, siano considerate “limitanti” e “velanti”, perché producono enti determinati che si sovrappongono illusoriamente al Reale Essere Infinito, alla Natura Suprema del Divino, inteso nella sua indeterminazione assoluta. Se la Realtà viene limitata all’Essere Intelligibile, ci si priva dell’integralità dell’Essere, colui che si pone in questa limitazione si assoggetta all’ignoranza dell’Essere Infinito ed esclude la possibilità della conoscenza e della realizzazione metafisica assoluta. Questa alterazione riduttiva porta a sviluppi condizionati dell’identità, dell’essere e dell’agire, sottomessi all’illusione-malia ontologica, dalla quale procedono indefiniti errori.
Vi sono tradizioni metafisiche integrali come il Buddismo e il Vedanta che non prospettano, in alcun modo, una visione fondata sull’esistenza originale di un principio demiurgico o creatore, ma parlano di questo principio come di un Ente che, sovrapposto alla Realtà Suprema, la limita e, in qualche modo, si sostituisce ad Essa in modo illusorio e sviante. Le discipline realizzative che fondano sulla visione metafisica integrale non trattano mai di una “unione” con il Dio creatore, ma indicano la risoluzione di tutte le condizioni limitative dell’essere, che si sono determinate a partire dalla costituzione del Dio creatore stesso e da Esso sono procedute fino all’ente corporale sensibile.
Attraverso l’attività della potenza diadica alterante vengono costituiti gli stati limitati ed inferiori dell’essere, i quali sono, nell’ordine: l’Essere Intelligibile, l’Intelletto Universale Ipostatico, i diversi intelletti determinati, l’Anima del Mondo, le anime individuali in Essa contenute, fino all’anima dell’uomo, il Corpo del Mondo e i corpi in esso costituiti. Ciascun grado di determinazione sviluppa un dato livello di occultamento dell’Essere Puro, il Solo che realmente è e permane, in quanto Uno-Bene, quale Fondamento Trascendente Assoluto di tutti i modi dell’esistenza. In ciascuno dei principi che permettono l’esplicazione dei diversi gradi dell’Esistenza, sussiste un livello di conoscenza, il quale può prevedere la consapevolezza della sua limitazione, nei Principi Universali, oppure può patirne la perdita, nei principi individuali. La conoscenza di ogni ente limitato è necessariamente limitata, nonostante ciò il soggetto che ne dispone può non subire l’illusione che si associa alla limitazione della visione della realtà. La malia prodotta dai diversi gradi di ignoranza presenti negli esseri limitati può dunque essere relativamente dominata, certamente a livello universale, ma anche a livello individuale. In ogni caso, l’Essere Intelligibile è libero da ogni soggezione alla malia, sebbene sia costituito in un grado di conoscenza non suprema, perché Egli non subisce l’illusione inerente a questa limitazione. Conoscendo Se stesso Egli conosce allo stesso tempo anche l’Essere che ne costituisce il Fondamento, perciò non è soggetto effettivamente ad alcuna limitazione nella consapevolezza della Sua Natura e della Realtà.
Tutti i gradi dell’identità e della conoscenza, che si sviluppano nella serie discendente, sono sempre compresi nell’Identità Divina Suprema, e perciò nella conoscenza integrale e infinita propria dell’Uno, del Dio Supremo. Il conoscere puro dell’Essere Infinito è indeterminato, mentre il conoscere dell’Essere finito è determinato, il potere di limitare rimane sempre in possesso dell’Essere che limita, mentre ciò che è costituito dallo stesso potere subisce la limitazione. Ad ogni livello costitutivo degli enti si produce l’assimilazione della presenza dell’essere trascendente all’attività propria dell’ente costituito, in modo tale che un dato grado dell’esistenza disponga di un suo centro di identità, secondo il suo modo proprio. Quando si produce una specifica fusione dell’essere immanente con il potere o la facoltà che viene esplicata dalla catabasi, il soggetto così determinato si aliena dalla presenza al suo essere trascendente e si autolimita ad un grado di esperienza alterata e illusoria della realtà. Più la catabasi procede verso gli stati inferiori dell’esistenza, più il livello di alienazione dall’Essere trascendente si accresce, fino alla completa alienazione dell’essere immanente dall’attualità assoluta dell’Essere Infinito.
(tratto da L.M.A. Viola, Psyches Therapeia, vol. II)
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