[breadcrumb]
Origini della Filosofia
Secondo la tradizione filosofica pitagorico-platonica, l’umanità ha conosciuto la Verità Divina Integrale al principio aureo della sua costituzione, nell’età di Kronos. In quel tempo paradigmatico, il Logos Eterno si è rivelato interamente nel Palaios Logos, nel Verbo Divino immanente originale e ha costituito la perfezione della religione primordiale, in virtù del possesso della Sophia Aionia, della Sapientia Aeterna. Tutte le religioni che si sono differenziate nel tempo provengono, in diverso modo, dalla religione primordiale, sono perciò adattamenti del Palaios Logos, nella forma di uno Hieros Logos specifico ad ogni singola forma spirituale.
Una catena aurea di Sapienti Divini ha consentito la trasmissione, in modo ininterrotto, della Sapienza Divina originale, nelle molteplici espressioni differenziate che la stessa ha assunto nelle diverse nazioni.
L’umanità procede secondo un inviluppo catabasico, stabilito dal Dio che ha costituito il Mondo e l’uomo [Platone, Politico, 273 a-e], per cui la Luce della Verità Divina, e la sua tradizione negli istituti religiosi delle diverse civiltà, si oscura progressivamente, fino al suo compiuto occultamento nella vita esteriore degli uomini. La pienezza della Luce della Sapienza Divina delle origini viene però ciclicamente riattualizzata, ma per periodi e spazi sempre più limitati, coinvolgendo parti sempre più ristrette di uomini ed istituzioni civili e religiose.
In ragione dell’inviluppo catabasico dell’umanità, le civiltà tradizionali hanno conosciuto diverse fasi di decadenza e relative crisi, a causa delle quali si sono prodotti progressivi degradi del loro stato di perfezione originale. La catabasi fa sì che l’umanità si allontani progressivamente dal suo stato divino, per far emergere l’elemento umano o titanico, che si sovrappone all’antica natura e all’ordine primordiale.
Una prima decisiva opposizione dell’elemento umano all’elemento divino, che reggeva l’ordine religioso delle antiche civiltà, ha interessato diverse nazioni fra l’VIII e il VI secolo a.C. . Ciò ha causato una prima insorgenza delle plebi o del demos, nei confronti del patriziato o delle aristocrazie che reggevano in modo divino le costituzioni politiche e gli ordini sociali tradizionali. Dato che il retto ordine civile e personale venne messo in pericolo, si produssero delle reazioni da parte delle personalità custodi della Sapienza Divina e della politica sacra, che governavano religiosamente le città. Fra il VI e il IV secolo a.C., grandi figure di sapienti divini, con una precisa funzione provvidenziale, hanno operato per arginare il declino delle civiltà tradizionali e per contrastare la loro sovversione in senso umano e profano. Per conservare la Sapienza Divina Integrale e, allo stesso tempo, per fornire alle costituzioni politiche dei governanti capaci di custodire il Bene Pubblico nella sua pienezza, furono create istituzioni atte a questo scopo.
Già da molto tempo le civiltà, prima del secolo VI a.C., erano rette da ristrette élites, disponenti di uno stato d’essere divino e custodi di una sapientia–religioatta a mantenere la pace-giustizia nei rispettivi ordini civili-sociali, secondo modalità analoghe alla situazione vigente nella civiltà divina primordiale.
Nello sviluppo temporale la sapienza originale sintetica era stata tradotta nella scienza metafisica implicita dei miti, dei riti, delle leggi e delle morali delle civiltà religiose tradizionali, fondamenti costituenti, ordinanti e regolanti, l’unità plurale delle medesime, per i quali ciascuna di esse permaneva ben radicata nell’Essere Eterno.
Nelle civiltà religiose tradizionali la penetrazione integrale dell’Essere, dal loro vertice fino al loro fondo, attraverso l’intelligenza divina misurante, cioè conformante all’ordine eterno dell’Essere Intelligibile stesso, manteneva riunite, rilegate, tutte le parti nell’unità trascendente del loro Principio. Il Re Divino, presenza della Persona Divina Primordiale e dell’Unità Suprema, e l’élite aristocratica ad esso subordinata, disponevano dell’attualità dell’intellectvs, del nous, di ciò che nell’anima comanda e conosce in modo immediato l’essenza delle cose. Essi traducevano l’intellezione sapiente nell’azione rituale e nelle leggi fissanti l’esistenza nell’Essere.
Attorno al VI sec. a.C., a causa della catabasi della persona-civiltà originaria, l’emergenza della ratio-logos individuale comportò prima un conflitto con l’intelletto-nous, poi un’opposizione ad esso e quindi una perdita della sua attualità e della sua luce misurante. Questa perdita fu correlativa ad un occultamento della visione mitico-simbolica tradizionale nella maggioranza delle persone delle diverse civiltà. Ciò comportò una prima costituzione dell’incomprensione delle forme religiose tradizionali precedenti a questo periodo e lo sviluppo di un atteggiamento scettico-critico nei loro confronti, espresso bene dallo sviluppo del sofismo in Grecia. Una volta spenta nei molti la traccia di ogni attività dell’intelligenza trascendente, e indebolita la fede nella sua presenza nelle istituzioni sacre tradizionali, l’ego razionale umano si trovò di fronte all’opacità del mondo, della civiltà, della persona, di se stesso, allora, per contrastare l’ulteriore sviluppo della decadenza, fu costituita una via per recuperare la sapienza originale. Il Dio Apollo, attraverso un atto provvidenziale, allora “discese” nell’umanità in Pitagora e costituì la “rivelazione” della Divina Filosofia, reindirizzando l’uomo al recupero della scienza intelligibile eterna.