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Platone Il compimento della teofania apollinea della Sapienza Divina Eterna
Proclo, Divino Maestro della tradizione pitagorico-platonico, precisò ulteriormente la natura della funzione svolta da Pitagora, divino fondatore della Philosophia. Egli riadattò il Palaios Logos nello Hieros Logos pitagorico, Neos Logos adatto all’uomo soggetto alla natura titanica e perduta nella caverna delle anime della esistenza sensibile. Secondo Proclo, Platone fornì un’ultima “rivelazione” con la quale si chiuse, in qualche modo, il ciclo delle teofanie divine apollinee e la catena dei divini sapienti sulla terra. Platone, secondo Proclo, riunì tutte le modalità delle precedenti rivelazioni: quella mitica, propria degli Orfici e dei poeti arcaici come Omero, Esiodo, Orfeo e Museo; quella secondo immagini simboliche, come i numeri, propria a Pitagora; quella secondo formula oracolare, propria ai santuari apollinei e agli oracoli caldaici.
A queste modalità della rivelazione divina dello Hieros Logos universale, Platone aggiunse l’esposizione dialettica, da lui magistralmente fondata per ispirazione divina [Proclo, Theol. Plat. I, 4].
Per questa completezza espositiva, e per la compiuta profondità di descrizione della realtà integrale, la filosofia platonica è da considerarsi divinamente ispirata [Ibid. I, 2], frutto di una teofania apollinea in Platone. In virtù della sua natura, la filosofia platonica costituisce un itinerario iniziatico completo e universale, che conduce alla conoscenza misterica della Realtà Divina e Assoluta, una conoscenza già espressa in altri modi dagli Aedi e dai Sapienti della catena divina dello Hieros Logos, continuazione dell’originario Palaios Logos, costituente il principio delle religioni e dei misteri dei gentili e, in senso lato, di tutte le religioni.
Per praticare la filosofia ed accedere alla Sapienza Divina, Platone costituì l’Accademia iniziatica dedicata al culto di Apollo e delle Muse, da questo atto fondativo originario si sviluppò la tradizione divina che si è dispiegata nei secoli fino ad oggi.
La sapienza posseduta da Platone è la Suprema Sapienza e l’iniziazione filosofica, da lui definita, conduce ad essa. Platone stesso fu il primo ad esporre una teologia “razionale” completa, perciò fu in questo senso il primo teologo “razionale” greco, che su ispirazione divina trattò del mistero della Realtà Metafisica Integrale e degli ordini del Divino e dell’Essere in forma dialettica.
Apollo si è manifestato provvidenzialmente nel Divino Maestro ateniese per dare continuità e completezza alla sua azione soteriologica, perciò, secondo la unanime posizione dei maestri, il magistero platonico si colloca all’interno della tradizione pitagorica e conclude il ciclo teofanico dei divini sapienti procedenti dal principio dell’umanità. Dunque, nel tempo, vi è stato uno sviluppo della catena aurea della Sapienza Divina originale, la quale è stata restaurata integralmente da Pitagora in un periodo di grande oscuramento dell’intelligenza metafisica e poi è stata articolata compiutamente, secondo l’esposizione dialettica, da Platone, successivamente i sapienti pitagorico-platonici hanno custodito i sacri misteri nel tempo, fino ad oggi.
La Filosofia pitagorico-platonica costituisce un itinerario iniziatico e spirituale completo, che conduce alla conoscenza integrale della Realtà Assoluta. La Filosofia fonda sulla Sophia Aionia, che ha natura universale, e sul Palaios Logos, perciò costituisce la via quintessenziale che conduce alla Sapienza, una via comune a tutte le religioni e a tutti i misteri.
Anche Platone fondò l’Accademia in funzione della formazione dell’autentico sapiente politico, a cui affidare l’attuazione di una nuova palingenesi dell’aurea civiltà ellenica. Circa due secoli dopo il magistero di Pitagora, la situazione dell’umanità era ancora più degradata in Grecia e, come ogni mediatore divino integrale, Platone si comportò come un “politico metafisico”, piuttosto che da “metafisico politico”. Egli non fu un sapiente “astratto” dalla situazione temporale dell’umanità, ma agì come un sapiente che aveva lo scopo di rendere immanente la Sapienza Divina nell’ordine civile, per attualizzare l’Ordine Divino dell’Essere nell’umanità. Perciò Platone operò in funzione della restaurazione della Sapienza Divina, per attuarla in una civiltà perfettamente giusta.