
A. Pazzini
Il libro che l’autore presenta costituisce il riassunto di circa dodici anni di lavoro dedicati allo studio della mentalità medica nel suo primo sviluppo o, per lo meno, nelle sue espressioni anteriori allo stato “scientifico”.
Prima della “scienza”, contro la morte, l’uomo ha ricorso a elementi ed entità che non sono umani, sia per spiegare la causa di quel che poi fu chiamata malattia, sia per apporre ad essa ed alle sue fatali conseguenze, una difesa efficiente.
Scienza arcana e divina era la medicina, non frutto di studio umano, perché ciò l’avrebbe avvilita… Questa sapienza s’accompagnò all’intelligenza religiosa… e fu una divina rivelazione poiché veramente divino fu il sacro influsso dell’intelligenza che mise tra l’uomo e il rimanente del mondo animato quel solco profondo che non si poté mai più colmare. …
Questa forma di sapienza che l’autore indica con l’appellativo di “primitiva” che, come egli dice, non ha alcun “significato di svilimento e di diprezzo, decadde, dal suo soglio ufficiale, con l’intervento nella scena del mondo, della cultura scientifica”. Secondo Pazzini “le prime scuole furono quelle che dettero i primi colpi di piccone o, come dirò … tentarono la scalata all’Olimpo. Ma questa sapienza, … non poté morire. Essa rimase, come brandelli di manto regale di un re fugato in esilio rimangono tra i rovi, anche nella piena era scientifica; ed essa è ancora oggi viva… Essa è nella latebra più nascosta dell’uomo colto… libera nel popolo che l’attua… liberissima nei popoli primitivi. Religiosa, magica, stregonesca, volta a volta, pia ed empia, guaritrice ed anche patogenetica… Fiduciosa nell’elemento extranaturale, nel quale ripone la causa di tutte le cose e nel quale riconosce l’unica forza di azione, essa si estende dalle più pure fonti della religione alle più basse espressioni dell’arte magica.”
La medicina religiosa costituisce la vera medicina dell’uomo “… dagli abissi dello spirito, come fenice che risorga, perpetuamente, dal fuoco che la arse, come salamandra che passi nel fuoco senza mai consumarsi, così perpetuamente vive …, attraverso il fuoco divoratore dei secoli, senza mai consumarsi.”