Quello che a noi interessa in questa sede è questa distinzione fra la hyparxis trascendente e la ousia concretizzata, perché si ritrova anche al livello di ogni singola anima. “Bisogna svegliare questa hyparxis suprema dell’anima, per la quale noi siamo Uno”, dice Proclo, dunque la hyparxis corrisponde a ciò per cui sussiste l’Identità Suprema fra l’essere puro e trascendente dell’anima e l’Essere Puro dell’Uno, che è l’Assoluta Esistenza e la Realtà Suprema di ogni cosa. L’essere puro, o hyparxis dell’anima, preesiste ad ogni sua determinazione in senso sostanziale, perciò preesiste anche ad ogni sua costituzione nell’unità determinata e all’articolazione delle sue facoltà immanenti, quindi è a partire dalla hyparxis che si strutturano tutti gli elementi complessi dell’anima. Nella hyparxis l’anima è Uno, nella semplicità trascendente dell’Essere Puro, hyparxis dell’Uno e hyparxis dell’anima coincidono nell’identità perfetta. Nella costituzione dell’Uno in quanto Ente l’essere sostanziale dell’anima si determina come essenza di carattere intelligibile e intelligente. Nell’Ente che si conosce come Essere Intelligibile si trova la radice dell’essenza dell’anima, ciò che nella tradizione è definito Fiore o Apice dell’intelletto o anche Apex mentis, il centro o il cuore dell’intelletto, nel quale esso è uno con l’Essere Intelligibile. Nel luogo costitutivo dell’Ente l’anima è identica all’Essere Intelligibile e alla sua attività, perché, innanzitutto, è “cogenerata” insieme al Primo Ente, ma in Esso sussiste indeterminata prima di essere essenza intelligibile-intellettuale modale determinata.

Nel Fiore dell’intelletto l’anima si conosce immediatamente come l’Essere che è, ovvero come Dio, senza che sussista ancora, a questo punto, l’alterità e la distinzione della sua essenza specifica, per cui l’anima conosce ciò che Dio conosce e opera ciò che Dio opera. Nel Fiore dell’intelletto sussiste l’intuizione intellettuale assolutamente semplice e unitaria, nella quale è presente la conoscenza dell’Essere in modo intelligibile, nell’immediatezza della costituzione dell’Essere in quanto Ente. La costituzione principiale dell’essere intelligibile, semplice e inarticolato, dell’anima, è contestuale alla costituzione dell’Essere Intellegibile in quanto Essere predicabile soggetto all’essenza.

Secondo Proclo, il fiore essenziale dell’intelletto dell’anima è in atto prima di ogni operazione psichica distintiva, perciò solamente nell’estinzione delle potenze discorsive e di quelle intellettive modali può essere esperita la noesis noeseos in modo semplice, unitario e integrale. Dunque, per attingere alla conoscenza che identifica all’Essere Intelligibile deve essere estinta anche l’attività intellettiva distintiva, così il soggetto modale può cogliersi come Ousia, noesi di noesi, intellezione di intellezione. Perciò l’anima individuale, preesistendo nell’Essenza Intelligibile dell’Essere, nel Principio di tutta la sfera ontologica degli enti, può riattualizzare la sua identità divina universale attraverso una semplificazione del suo atto, fino a coincidere con il Primo Ente.

L’Uno, in quanto Puro Essere Sovraessenziale, Natura Divina Infinita, Theion, è il Principio Supremo di ogni realtà, attraverso la Sua Potenza Esso è “mediato” nell’autocostituzione come Dio Intelligibile, Theos. La mediazione autocostitutiva dell’Uno nell’Ente produce anche la condizione per la quale l’Uno appare relato al Principio della Manifestazione Universale. In quanto substrato infinito di ogni ente, a far principio dal Primo, l’Uno appare Bene, ma, in quanto Assoluto, l’Uno trascende e fonda l’essere puro di ogni ente finito e perciò anche di ogni divinità distinta e conoscibile. L’Uno, in quanto Bene, è superiore alla ousia e al nous, ma, in quanto ousia e nous, costituisce la suprema essenza intelligibile di tutte le cose, ovvero il sommo noeton, nohtoÈn, la Prima Idea Intelligibile del Bene, la quale coincide con l’immediata rivelazione immanente dell’Uno a Se stesso in quanto Bene. Attraverso questa principiale mediazione a Se stesso nella Sua Potenza, l’Uno, in quanto Bene, si comunica immediatamente, in modo inesauribile, al Tutto implicito nella sostanza della Sua Potenza e, allo stesso tempo, si autocostituisce come Principio della Volontà Infinita e Onnicomprensiva, quindi appare anche come Theos Demiourgos, Principio che, nell’ordine delle ipostasi dell’Uno, rende ogni cosa il più possibile conforme al Bene, facendola sussistere nella realtà della sua hyparxis.

Il Primo Ente è il Primo Intelligibile, ma anche il Primo Intelligente, in quanto Supremo Ente, in cui sussiste una certa identità dell’essere e dell’intelligere, Esso si autocontempla come il più alto fra gli intelligibili, unità di soggetto/oggetto, prima rivelazione dell’Uno in quanto Bene. Nel Primo Soggetto sussistono l’autoconoscenza, la presenza, la consapevolezza immediata, la suprema essenza, la sommità intelligibile e l’immediatezza dell’unità ideale del Bene. Esso, in quanto Essere Intelligibile, è il solo nel quale si costituisce l’autoriflessività sostanziale primaria, perciò Esso è il primo che può affermare di Sé,  “Io”. L’autoconoscenza dell’Essere in quanto Ente costituisce, ad un tempo, anche l’Idea-Visione del Bene e perciò anche l’Essere Intelligibile stesso. Nel suo essere essenziale, il Supremo Intelligibile non è articolato, è l’attività intellettiva ad extra, la sua costituzione come Demiurgo, che articola tutte le essenze che devono essere costituite nell’alterità, per dare luogo alla pienezza della manifestazione intelligibile molteplice. Perciò il Primo Ego contempla il Tutto nel suo essere proprio, nell’unità indispiegata della Sua Essenza, come immediato costituirsi in modo essenziale di ciò che è compiutamente indeterminato nell’Uno. Perciò l’Essere Intelligibile è, ad un tempo, unitario e molteplice, in particolare il suo essere proprio è semplice e unitario ed è oggetto immediato di conoscenza inarticolata, mentre la sua attività intellettiva distintiva, orientata secondo la volontà di costituire gli enti nell’essere, articola la molteplicità unitaria dell’intelligibile, costituita dagli enti che hanno la medesima sostanza dell’Essere Intelligibile. La determinazione principale dell’attività intellettiva alterante costituisce anche l’essenza determinata dell’anima individuale dell’uomo, l’intelletto modale o attivo, il quale permane comunque sempre radicato con il suo apice, il Fiore dell’intelletto, nel cuore dell’Essere Intelligibile stesso.

Nell’Essere Intelligibile l’essenza unitaria dell’anima coincide con l’Essenza Divina, quale centro della sfera dal quale procedono tutti i raggi-essere degli enti. Ne deriva che, nella semplificazione perfetta dell’intellezione si realizza l’unità dell’intelligere essenziale divino, nella quale l’anima fruisce la stessa conoscenza che l’Essere Intelligibile ha di Se stesso e, allo stesso tempo, conosce se stessa come identica all’Essere Intelligibile. In questa conoscenza l’anima trascende se stessa in quanto anima, e conosce la natura essenziale e divina dell’Io, l’unità identitaria dell’Ente, principio di tutti i gradi ipostatici inferiori dell’identità egoica. Nel Supremo Essere Intelligibile, Idea dell’Uno, idea tou enos, idea tou%†e|noÈv, sussiste l’essere uno di ogni ente, perciò ogni ente riceve la propria identità, il proprio essere uno, da Esso e in Esso ha la sua radice ontologica permanente.

Il Supremo Essere Intelligibile è anche Padre e Re, perciò è colui che genera, regge e governa il cosmo intero, sia quello intelligibile, con gli Dei che vi dimorano, sia quello sensibile. Attraverso la Potenza che costituisce l’alterità del Cosmo, la sua Psyche, il Padre Demiurgo guida l’universo, vi imprime ordine, giustizia e fine secondo l’attuazione specifica di un ordine sensibile che riflette l’ordine intelligibile, perciò nell’alterità attua secondo il suo modo l’unità dell’Uno Supremo. In compiuto accordo con il Padre e Re dell’Universo, l’Anima regge e governa tutti gli enti allo stesso modo di Lui. In quanto Volontà Universale, l’essere demiurgico costituisce nella sua unità essenziale, secondo la sua sostanza e in modo congenere ad esso, le diverse essenze intellettive determinate, a fare principio dai singoli Dei eterni e dagli intelletti individuali e modali, enti che costituisce immediatamente per contemplazione.

(tratto da L.M.A. Viola, Psyches Therapeia, vol. I

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