Prima che la medicina fosse ridotta a semplice “cura del corpo”, l’arte di “curare” era integrata nella filosofia e, prima ancora, nella religione e si occupava della salute dell’uomo intero. La pietas religiosa originaria era fondata sulla cultura integrale dell’uomo, la quale si occupava, fin dalla nascita corporale, dello sviluppo armonico dei veicoli di esistenza dell’animo, dell’anima e del corpo, affinché l’uomo intero, animo, anima e corpo, raggiungesse la sua perfezione, attraverso il compimento della prvdentia prima e della sapientia poi, fino alla completa divinizzazione. Ancora oggi la cultura religiosa tradizionale tratta sempre l’uomo integralmente, nella sua essenza e nella sua esistenza, e ordina l’educazione del corpo all’anima, e quella dell’anima all’animo-intelletto, sulla base della conoscenza sacra della relazione e delle reciproche influenze esistenti fra i principi causali e i veicoli, le facoltà e le azioni che li esprimono. Secondo l’igiene sacra tradizionale, un corpo di ottima costituzione favorisce una disposizione perfetta dell’anima, la quale a sua volta rende possibile la migliore attività intellettiva. Va inoltre tenuto in considerazione che l’igiene sacra, nelle civiltà religiose tradizionali, mirava a mettere in condizioni l’uomo di svolgere pienamente i suoi uffici civili e religiosi, in quanto solo uomini perfetti possono essere cittadini perfetti, costitutori e conservatori della Salute Pubblica, ovvero della piena immanenza della gloria-avges divina nella città e nel popolo, risultato della costituzione del Regno di Dio sulla Terra, con la Ivstitia e la Pax inerenti.

Con la costituzione della filosofia, e con la rielaborazione delle discipline religiose su basi dialettiche, il filosofo o il religioso-filosofo hanno acquisito un ruolo di guida nell’educazione dell’uomo alla sapienza e alla giustizia, perciò, fin dal principio, le scuole filosofiche hanno difeso l’unità della cultura religiosa integrale dell’uomo. Così anche quando le diverse discipline dell’educazione fisica, psichica, morale e intellettuale della persona furono distinte, non vennero mai considerate separate e indipendenti, ma furono conservate strettamente unite per ottenere il fine unico di sapienza.

In particolare alcune discipline relate al corpo, come la ginnastica e la dietetica, furono conservate, in generale, all’interno della medicina. In modo specifico, in Ippocrate, la gymnastiké, quale disciplina integrale dell’esercizio corporeo, finalizzata al retto sviluppo dell’anima, venne bilanciata con il regime alimentare, in funzione della realizzazione dell’ottima costituzione psico-fisica, perciò rimase integrata nella Hygieiné. L’igiene, in senso lato, ha lo scopo di sviluppare e mantenere la salute, perciò costituisce solo una parte della Iatriké, della scienza e dell’arte complessiva della salute. Intesa secondo la sua accezione arcaica, utilizzata ancora da Platone, nella Iatriké è inclusa anche la Therapeutiké, la quale si occupa del ripristino dello stato di salute perduto.

Nell’ottica religiosa, e poi in quella filosofica, la salute è assiologicamente primaria, perciò è sempre antecedente allo stato di malattia, dunque la sezione della medicina che si occupa di preservare la salute, o di accrescerla nella misura del possibile, la Hygieiné, è superiore alla seconda sezione, la Therapeutiké, che si occupa invece del recupero della salute.

Secondo i Maestri filosofi, la filosofia deve essere considerata come la “vera medicina”, perché rappresenta realmente l’arte attraverso cui si realizza compiutamente la salute, in essa si trovano i modi per realizzare il sommo bene dell’uomo nella sua pienezza. Il filosofo perciò è il vero medico, perché è il solo che possiede la sapienza medica, in quanto presenza immanente di Apollo Medico, il Dio della Medicina che apporta Salute. Il Maestro filosofo conduce alla sapienza, egli sa ordinare adeguatamente il corpo e l’anima alla vera salute intellettuale, perciò non riduce mai la scienza della salute alla sola anima, o peggio al solo corpo, ben sapendo che in tal modo toglie consistenza ontologica alla salute, e la limita all’impermanenza, cioè, di fatto, alla inconsistenza, al non essere.

Se lo scopo della vera medicina tradizionale è la vera salute, la filosofia è l’autentica medicina e il filosofo è il vero medico. Il filosofo-medico è il solo che possiede veramente la scienza dei fattori salutari e dei fattori morbosi, egli non direbbe mai che l’uomo è sano se il corpo si trova in condizioni tali da svolgere le funzioni naturali senza impedimento, oppure se l’uomo si trova in uno stato di “benessere”. Egli non si occupa di custodire la vita ad ogni costo, perché la vita, in sé, è un elemento dal valore indifferente, può essere buona se ordinata a sapienza-virtù o malvagia se ordinata a ignoranza-vizio, perciò il vero medico preserva la vita per orientarla alla sapienza e cura convertendo la vita dell’uomo alla sapienza. Il filosofo è essenzialmente un “igienista”, orientato all’igiene intellettuale, alla quale subordina l’igiene dell’anima e del corpo, egli diventa terapeuta quando deve recuperare l’uomo che ha deviato dalla via della Salute. Il filosofo-medico prende in cura l’uomo fin dalla nascita e lo educa nella triplice igiene finalizzata alla Sapienza-Salute. Se non può fare altrimenti, prende in cura l’uomo in altre fasi della vita, un uomo deviato, limitato, sviato, che ha smarrito la via di Salute, e lo riconduce ad essa. Allora la sua azione consiste innanzitutto nella conversione dell’anima alla Salute, a partire dalla quale il soggetto può applicarsi con giusto orientamento alla rettificazione dei vizi del corpo e dell’anima che affliggono l’uomo a causa di una vita condotta fuori dalla misura, e distolta dal fine di bene a cui è destinata. La conversione filosofica iniziale riposiziona l’uomo nella via dell’igiene integrale, affinché si applichi correttamente alla disciplina di realizzazione della Salute.

I filosofi più importanti, da Pitagora a Empedocle, da Platone ad Aristotele, sono stati esperti nell’arte medica, intesa nella sua integralità, quell’arte di salute-sapienza integrale che in Pitagora venne fondata e in Platone venne sistematizzata, con l’apparente distinzione delle arti che si occupano del corpo e di quelle che si occupano dell’anima, in funzione della realizzazione della vera salute. Già in Ippocrate, e specialmente nella medicina ellenistica, la distinzione delle due arti si fece più netta e si sviluppò una prima separazione fra di esse, che non ebbe però ancora compimento, mentre la natura religiosa e sacrale della medicina, con il suo fine di Salute fu custodito solo dai collegi religiosi e iniziatici e dai sodalizi filosofici. Certamente, fino a Galeno, nonostante un maggiore rivolgimento dell’attenzione del medico ai piani inferiori dell’igiene, e un certo sbilanciamento della disciplina medica verso il corpo, non fu completamente abbandonata l’unità esistente fra la medicina e la filosofia, così fu anche in gran parte nei secoli successivi, fino al XVIII, nei quali si sviluppò la fortuna del galenismo, sebbene con grandi riduzioni[1].
Secondo Galeno il vero medico non può non essere anche vero filosofo:

Cosa manca dunque ancora perché il medico non sia filosofo, il medico che esercita l’arte in modo degno di Ippocrate? Infatti se per scoprire la natura del corpo e le varietà di malattie e le indicazioni di rimedi occorre essere esercitati nella teoria logica; se, perché persista l’amore delle fatiche nell’esercizio di tali cose occorre disprezzare le ricchezze e coltivare la temperanza, avrà già tutte le parti della filosofia, la logica, la fisica e l’etica. Non c’è timore infatti che disprezzando le ricchezze e coltivando la temperanza commetta qualche ingiustizia: infatti tutte le imprese che gli uomini osano ingiustamente le fanno convinti dell’avidità di ricchezze o affascinati dal piacere.
Perciò è necessario che abbia anche le altre virtù: esse vanno tutte assieme e non è possibile che, se se ne conquista una, non si abbiano di seguito tutte le altre come legate ad una sola corda. Pertanto se ai medici è necessaria la filosofia per l’apprendimento iniziale e per il successivo esercizio è chiaro che chi è un vero medico, è sempre anche filosofo. Sul fatto che ai medici abbisogni la filosofia per adoperar bene l’arte non credo abbia bisogno di dimostrazione chi ha visto spesso che gli avidi di ricchezze sono spacciatori di droghe, non medici, e usano l’arte per fini opposti a quelli a cui è destinata per natura.[2]

La critica dei falsi medici, dediti al denaro e alla lussuria, è costante in Galeno:

Sicché bisogna che la persona che vorrà diventare tale non solo disprezzi le ricchezze, ma che sia estremamente amante delle fatiche. Non è mai possibile che sia amante delle fatiche uno che si ubriaca o si riempie di cibo o si dà ai piaceri venerei o per dirla in breve serve ai genitali e al ventre. Si è trovato perciò che il vero medico è compagno della temperanza come della verità.[3]

Una critica simile, ma ancora più profonda, effettuò Paracelso, dopo tredici secoli, prima di ripresentare una dimensione superiore della medicina che da secoli i “falsi medici” avevano smarrito. Oggi i vari medici sono estremamente rari, a causa della catabasi della medicina tradizionale si è smarrita la visione e anche il ricordo di che cosa siano la vera medicina e la vera salute, perciò si è diffusa una parodia della vera medicina, così come una caricatura diabolica del vero medico, il quale non solo non possiede alcuna salute-sapienza, ma è anche radicalmente lussurioso e dedito all’edonismo radicale. Questo “spacciatore di droghe, non medico…”, sia esso diffusore di droghe sintetiche o naturali, sia definito medico convenzionale o alternativo, naturopata, omeopata, ecc., “… usa l’arte per fini opposti a quelli a cui è destinata per natura, non conosce la vera salute, né la vera medicina ed è la rovina per i poveri malcapitati che subiscono la sua azione e da esso sono privati ingiustamente del loro denaro.

La vera medicina tradizionale è una Scienza Divina che fonda un’Arte Sacra, la sua origine si trova nel Dio Apollo, Essere Uno, Principio di ogni Misura e di ogni Bene. In quanto espressione della scienza metafisica integrale, la medicina sacra include la cognizione dei domini henologico, ontologico, cosmologico, antropologico e politico, in particolare essa dispone della piena conoscenza metafisica integrale dell’uomo, della sua costituzione intellettuale, animica e corporea, della sua origine, del suo fine, del suo bene e, dunque, della sua perfetta salute. Perciò la vera medicina tradizionale possiede una scientificità integrale, mentre la cosiddetta “medicina scientifica”, che si vuole contrapporre alla medicina tradizionale reputandosi superiore ad essa, non è che un’espressione della più completa ignoranza metafisica. La “medicina” moderna/postmoderna non è basata sulle “evidenze”, ma è frutto dell’oscurità della conoscenza sensibile ed empirica, alla quale si affidano esclusivamente i suoi sostenitori, questa falsa medicina si è costituita dopo aver abbandonato per principio la conoscenza delle cause intelligibili dei fenomeni, la sola scienza oggettiva possibile, la scienza dell’universale.

Che cos’è ciò che è sempre e non ha generazione? E che cos’è ciò che si genera perennemente e non è mai essere? Il primo è ciò che è concepibile con l’intelligenza mediante il ragionamento, perché è sempre nelle medesime condizioni. Il secondo, al contrario, è ciò che è opinabile mediante la percezione sensoriale irrazionale, perché si genera e perisce, e non è mai pienamente essere.[4]

Dunque, ciò che è immutabile ed eterno è propriamente intelligibile ed è coglibile solo con la pura intelligenza, mentre ciò che è mutevole, temporale è esclusivamente opinabile, si può avere scienza del primo dominio, l’universale, mentre del secondo dominio si può avere solo opinione, un’opinione vera se viene fondata sulla scienza universale, un’opinione falsa se non viene fondata sulla vera scienza dell’Essere.

La vera scienza è dunque metafisica, attiene alla Realtà, all’Essere, alla verità permanente, l’opinione invece attiene al domino fisico-cosmologico, che è esistenza, apparenza e dipende dal dominio metafisico, così come l’opinione dipende dalla scienza, la quale, occorre ripeterlo, è propriamente conoscenza dell’essere-essenza universale delle cose e non dell’ente individuale, determinato e mutevole. L’opinione è sempre incerta quando, scollegata dalla scienza autentica, fonda sull’apparenza-illusione.

Platone, nel Teeteto, dice magistralmente che è l’anima, e in essa l’intelletto, e non i sensi, che attinge alla scienza[5], e che la vera scienza si produce solo con la visione delle idee eterne[6]. Inoltre il Maestro afferma che anche le opinioni vere hanno stabilità ontologica solo perché vengono fissate nell’essere mediante la conoscenza delle cause[7].

Pertanto tutta la conoscenza che si limita alla empeiria, all’esperienza sensibile, dunque alla sperimentazione non fondata sulla conoscenza delle cause metafisiche eterne delle cose, non ha alcun valore di scienza, perché attiene alle ombre, alle immagini apparenti, e non alla luce dell’essere[8], all’intelligibile, che può essere colto solo con la pura intelligenza.

Ma la presunta scienza moderna si è costituita proprio negando la realtà metafisica delle cause trascendenti e, allo stesso tempo, ha misconosciuto l’intelletto sovrarazionale che ha la capacità di coglierle, perciò ha eliminato la possibilità di attingere alla verità autentica e di acquisire la vera scienza.

Dopo aver abbandonato la conoscenza metafisica, l’uomo moderno ha abbandonato anche la conoscenza fisica tradizionale, che non gli era più comprensibile, questo processo di alienazione dall’Essere e dalla conoscenza vera ha dato origine anche alla sedicente medicina “scientifica” moderna, la quale si è sostituita alla medicina sacra tradizionale e alla Sapienza Divina relativa all’origine dell’uomo, alla sua natura, al suo fine, al suo Bene e alla sua Salute. Una serie di “verità probabili”, di opinioni basate sulla empiria, sulla congettura, che costituiscono il capovolgimento diabolico e parodistico della scienza medica religiosa e filosofica tradizionale, del suo fine di autentica salute, hanno dato origine ad una falsa medicina basata sulla mancanza della certezza metafisica della verità eterna.

La medicina sacra tradizionale è per sua natura simbolica, mentre la medicina profana moderna è per sua natura diabolica, la prima fonda sulla conoscenza metafisica dell’Essere Eterno, dalla quale procede la conoscenza seconda delle cause della manifestazione universale e individuale e del fine ultimo degli enti esistenti, la seconda fonda sulla negazione della conoscenza metafisica dell’Essere e perciò è condizionata dall’ignoranza e dall’illusione del non essere.

La medicina tradizionale individua nell’opera della Ragione Universale la causa del dispiegamento dell’alterità e la costituzione delle ragioni seminali procedenti dalle Idee Eterne, ragioni la cui mediazione nella materia, tramite immagini, rende possibile l’immanenza dell’intelligibile trascendente nel sensibile. Per la scienza sacra il sensibile ha una natura simbolica, perciò ogni ente fenomenico, per essere compreso, deve essere sempre fatto risalire al suo referente noumenico, al suo significante primario, cioè al suo significante intelligibile, del quale è effetto. Attraverso il principio dell’analogia, e fondando sull’azione anagogica propria alla ragione religiosa, colui che si applica alla scienza sacra esercita una funzione unificante, attraverso la quale rilega e accorda l’ente fenomenico alla sua causa noumenica. Grazie a questa azione di tipo mercuriale-ermetico, ogni effetto è ricondotto alla sua origine, perciò è riletto-riunito al suo principio causale. La lettura e l’interpretazione anagogica dei fenomeni sensibili, in quanto segni-simboli dell’intelligibile, costituiscono il fondamento dell’ermeneutica religiosa che è alla base di ogni arte sacra, e perciò anche della medicina tradizionale operativa, in virtù di questa ermeneutica “salvifica-salutifera” l’intero universo fisico, così come l’uomo sono riletti nel loro Principio Causale Eterno, che è di ordine metafisico. Quest’azione anagogica dell’intelligenza riflessa, della ragione immanente, costituisce l’essenza stessa della re-ligio tradizionale.

È in virtù della lettura simbolica, rilegante e religiosa, che unifica l’intera sfera transeunte del divenire con la sfera eterna e trascendente dell’Essere, che è possibile intelligere il senso autentico del segno sensibile. Quando il fenomeno sensibile viene separato dal suo significante trascendente e intelligibile diventa oscuro, la sua reale ragione d’essere non può più essere conosciuta, perciò nemmeno il fine per cui è stato costituito nell’ordine dell’universo, così alla scienza autentica dell’ente si sostituisce un’opinione inconsistente, priva di ogni certezza scientifica.

Il termine simbolo o sym-ballo, significa ‘unisco insieme’, il simbolo dunque costituisce ciò che unisce insieme due parti o enti. Tradizionalmente il symbolon rappresentava una delle due parti di un ente originariamente unitario, poi diviso specularmente. La figura intera originaria dell’ente poteva essere ricostruita, e dunque riconosciuta, solo riunificando le parti divise nell’unità originaria. La parte spezzata, o separata dall’intero ente, ha però senso simbolico solo quando è unita assieme alla sua controparte, perciò può essere definita simbolica quell’azione che ricostituisce l’unità originaria delle parti separate e permette di intelligere la parte, precedentemente divisa, nell’unità ricostituita dell’ente originario. Una tale azione è propria di tutte le scienze sacre tradizionali ed è il fondamento della religio.

L’ente sensibile costituisce la controparte di un ente intelligibile unitario, esso può essere compreso nella sua natura solo se relazionato e ricomposto e, dunque, unificato al suo principio significante. Perciò il senso reale di un fenomeno può essere colto solo se trattato come simbolo dell’ente noumenico intelligibile, il vero significante. Se l’ente sensibile non è letto nella composizione col suo principio intelligibile, se non viene trattato come simbolo, viene illusoriamente considerato “staccato” da esso, perciò non può mai essere adeguatamente compreso, e dunque conosciuto nel suo essere reale, perciò la sua natura, la sua essenza e, dunque, il suo fine e il suo bene rimarranno sempre oscuri. Resta evidente che, solo integrato nell’unità intelligibile originaria, della quale è “controparte” immanente, l’ente sensibile mantiene il suo significato.

L’uomo, in quanto simbolo di Dio, può essere compreso e spiegato solo se è riferito a Dio, al suo Principio Causale Eterno. Quando il segno uomo non è trattato simbolicamente è soggetto ad interpretazioni erronee, deviate o invertite, quando la sua natura di controparte immanente, simbolica, di Dio non è più relazionata correttamente alla sua Causa Trascendente, il segno uomo, in special modo l’anima umana, fatta ad immagine-simbolo di Dio, smarrisce “la via del ritorno”, della trascendenza, del superamento della sua contingenza. L’anima dell’uomo che ha perduto la conoscenza di sé come immagine divina, simbolo di Dio, è soggetta alla ignoranza della sua natura, perciò, afflitta da illusione-malia, si aliena nell’errore, nell’errare, a causa della privazione autodistruttiva della conoscenza metafisica del suo vero essere, e dunque del suo vero fine di bene, è impossibilitata alla realizzazione della sua Salute.

Quando l’ente fenomenico sensibile non viene letto in modo simbolico, viene separato illusoriamente dal suo essere proprio, l’interpretazione capovolta, rispetto alla sua natura simbolica, assume una connotazione dia-bolica. Il termine dia-bolon significa il contrario del termine sym-bolon, esso indica ‘ciò che separa’, ‘ciò che disunisce’, ‘ciò che distingue e allontana dall’unità originaria’[9]. In virtù della sua forma ogni ente sensibile è un signvm, cioè sig-nvm, espressione, traccia, sig– del nume, nm-, dell’attività intelligente determinante della MNS, della Mens Divina. Ciascuno degli enti esistenti è ‘significato’, ‘fatto segno’, dal suo principio significante, principio nel quale è riposta l’intelligibilità essenziale dell’ente sensibile stesso. L’ente fenomenico è perciò suscettibile di una duplice connotazione, se viene letto rettamente, cioè simbolicamente nella sua causa, nella sua essenza intelligibile, risulta essere specificamente symbolon, se viene letto perversamente, cioè secondo la sua apparenza sensibile e materiale, viene separato illusoriamente dalla sua causa formale intelligibile, perciò appare erroneamente distinto e separato dall’Essere, risulta così diabolon. La lettura diabolica dell’ente nasconde e occulta la verità e il bene del suo essere proprio, il suo senso reale e, ad essi, sostituisce altri sensi erronei, capovolti, opposti.

Ciò che legge l’ente sensibile come segno simbolico è la ragione religiosa, la quale esercita un’attività ermeneutica analogico-anagogica, sintetica e unificante, che si dispiega nel dominio della scienza sacra. Mediante la lettura simbolica degli enti, la ragione religiosa riunisce, rilega il segno immanente al suo significante trascendente. Quando la ragione non è disposta religiosamente esercita un’attività di tipo contrario, un’attività catalogico-catagogica, analitica e separante, dunque opera in modo diabolico e antireligioso, quindi separa illusoriamente l’ente dal suo significante causale, negandogli la natura di segno e specialmente di simbolo. Nel primo caso l’attività simbolica della ragione è espressione della scienza sacra o angelica, nel secondo caso l’attività diabolica della ragione si esprime nella “scienza” profana o demoniaca. La ragione si costituisce in modo diabolico quando nega la sua causa trascendente e spezza l’unità con l’Intelletto, suo principio, e il mondo intelligibile, divino, così rinuncia alla sua natura mediatrice e si ritiene illusoriamente autonoma e indipendente.

L’ignoranza di cui soffre l’anima alienata da sé è causa di superbia titanica, la sua ragione isolata dall’intelletto e da Dio non può più accedere alla scienza sacra degli enti, e dunque alla verità della loro natura e del loro fine, ad essa si apre la sola possibilità dell’attività razionale diabolica, mediante la quale la ragione procede, in ogni suo atto, a “decapitare” diabolicamente l’immanenza, fisica e sensibile, della trascendenza, metafisica e intelligibile, invertendone il senso e il fine. La ragione staccata da Dio e dall’intelletto si aliena nel dominio demonico dell’universo, retto dal principio diabolico e maligno universale, che inerisce alla materia. La ragione che soggiace a malia-male opera in modo perverso e diabolico, considera gli enti come isolati illusoriamente dall’Essere, confonde la falsità con la verità, l’irreale con la realtà, l’accidentale con il sostanziale, l’esistenziale con l’ontologico, ecc., così capovolge l’ordine dell’essere delle cose e svia completamente chi patisce questa pena dal bene. L’azione occultante e rovesciante che la ragione ignorante, superba e diabolica, produce, è maligna e ammaliante, chiunque vi sia sottomesso patisce la malia-illusione e subisce tutto ciò che una tale situazione allucinatoria comporta.

L’azione diabolica della ragione profana si esprime specialmente nel separare il divenire dall’Essere, l’anima dall’intelletto, il sensibile dall’Intelligibile, l’effetto dalla Causa, l’uomo da Dio. Quest’azione caratterizza la “ragione moderna” e la pseudoscienza diabolica che da essa procede, una falsa scienza il cui fondamento è costituito dalla negazione del dominio metafisico dell’Essere e della possibilità della sua intellezione. La falsa scienza, dopo alcuni secoli di diffusione, oramai si è sostituita alla scienza sacra tradizionale. Dopo che l’uomo moderno ha rimosso dal suo orizzonte il senso simbolico di sé e degli enti sensibili, ha sviluppato la vuota scienza moderna, ha ridotto catagogicamente ogni fenomeno alla materia, compiendo così un’azione diabolica in senso diretto e specifico. L’anima dell’uomo che soggiace al potere diabolico della falsa scienza profana prende la via degli inferi, in quanto impossibilitata a percorrere la via anagogica alla trascendenza, ai superi, perciò la falsa scienza catagogica conduce l’ente che la subisce al suo “annientamento”, alla sua riduzione al non essere, soggezione completa al male radicale.

Quando la natura simbolica del segno è negata, la possibilità anagogica implicita in esso, nella sua retta interpretazione come simbolo, viene annullata, così la contingenza, il divenire, la separatività, non possono più essere risolti e trascesi e, con essi, il male inerente. La falsa scienza, che ha una natura diabolica, è l’espressione di un universo sensibile decapitato della trascendenza e dell’intelligibilità, negazione della conoscenza sacra nella quale è riposta la perfetta conoscenza simbolica del mondo e dell’uomo, questa scienza maligna è causa di male generale e di malattia particolare.

Grazie alla scienza sacra l’anima invece può compiere l’intellezione della natura degli enti determinati, secondo la loro ragione essenziale, questa scienza, fondata sull’Intelletto Divino, è propria di tutte le tradizioni religiose e filosofiche regolari e delle diverse civiltà sacre, essa consente di reintegrare il causato nella causa, di ricomporre l’esistente nell’unità dell’Essere, risolvendo completamente ogni malia e ogni sofferenza relativa. La “conoscenza” profana, sensibile e oscura, è una falsa conoscenza degli enti secondo la loro apparenza accidentale, essa è possibile solo mediante un’interpretazione congetturale, fantasiosa ed impropria, dei segni sensibili. La falsa scienza non potrà mai svelare l’effettivo significato degli enti fenomenici, perciò non potrà mai consentire all’uomo di conoscersi e di realizzare il suo bene. A causa del suo statuto, la pseudoscienza profana dovrebbe essere definita più correttamente “ignoranza diabolica”, un’ignoranza che si arroga superbamente il possesso esclusivo della vera conoscenza.

Vi sono diversi sprovveduti che propongono l’incontro delle tradizioni religiose con la “scienza moderna”, uno scopo promosso anche da diverse sedicenti “medicine alternative”, erroneamente qualificate come “tradizionali”. Ma non ha senso fare incontrare, per concordarle, la verità con l’illusione. Vi è poi da dire che la tradizione religiosa, o la scienza sacra, e la scienza moderna, non sono due verità relative, valide ciascuna nei loro piani, perché la seconda è una  falsa scienza, relativa e condizionata, perciò illusoriamente valida, quindi non può essere correlata con la vera scienza, che non è relativa, né condizionata, perciò realmente valida. La pseudoscienza moderna deve essere risolta, come tutte le illusioni e le presunte “verità relative”, perché frutto di una operazione diabolica.

Ogni determinazione esistenziale distingue una visione relativa e perciò anche una sovrapposizione e proiezione illusoria sulla Realtà Suprema, perciò se si vuole conoscere la Verità, nella sua pura oggettività universale, ogni visione relativa va trascesa, su ogni piano. Se nel dominio sensibile una data conoscenza appare “valida”, essa però non ha reale validità se assunta dal punto di vista superiore, dal dominio razionale, allo stesso modo, la conoscenza razionale è trascesa da quella intellettiva o essenziale, la quale infine è superata dalla conoscenza sovraessenziale, infinita e suprema. Ogni rapporto fra la “verità relativa” e la Verità Assoluta è un rapporto di negazione risolutiva della prima nella seconda, la prima ha la natura dell’apparenza, la seconda ha la natura della realtà.

La Luce della Scienza Sacra dissipa la tenebra illudente della “scienza profana” e rende evidente la sua mancanza di qualsiasi validità. La Scienza Tradizionale è integrale e comprende tutti i domini dell’Essere e dell’esistenza, incluso quello sensibile e corporale, essa perciò consente di “leggere” e “legare” ogni ordine di esistenza nel principio dell’Essere, perciò è “scienza religiosa” per eccellenza. Ogni fisica tradizionale ha le sue fondamenta nella metafisica integrale, in tal modo ogni divenire, ogni esistere, è intelligito secondo verità dall’Ente essenziale o dall’Essere Puro. La fisica moderna costituisce il prodotto della sostituzione dell’illusione alla realtà, in quanto i fenomeni e gli enti corporei sono trattati da essa a partire dalla loro lettura diabolica. Si può dire che la scienza moderna eleva la percezione illusoria del serpente, al posto della corda sottostante, a realtà, e poi dà sviluppo ad una tecnica e a un tipo di vita che derivano da questa suggestione falsante. La scienza sacra tradizionale è scienza della corda, della realtà, essa fonda il rito, la legge e l’arte che ordinano la civiltà e la persona tradizionali, in ogni loro aspetto, in conformità all’Essere Vero, perciò li radica permanentemente in Esso, sottraendolo da ogni illusione del divenire e del non essere.

Le dottrine tradizionali relative ai “gradi” della verità indicano nella Suprema Verità l’unica Verità Reale possibile, mentre le “relative” verità sono considerate limitazioni illusorie e apparenti dell’unica ed autentica Verità. Nella tradizione platonica il dominio dove opera la scienza moderna equivale alla “pianura dell’oblio”, che è contrapposta alla “pianura della verità”, al luogo della vera scienza intelligibile eterna. Nella tradizione buddista, Paramārtha Satya è la Verità Assoluta, che corrisponde alla Conoscenza Suprema, Sarvaprajña, ogni tipo di Saṁvrti Satya, “verità con alterazioni” o “modificazioni”, viene considerata frutto di conoscenza illusoria, apparenza, l’effetto della percezione delle cose da uno stato di ignoranza, ciò che si coglie in tale stato sembra essere vero, ma non lo è.

La scienza moderna spoglia del loro significato simbolico gli enti sensibili, perciò non li riconduce mai alla loro causa, ciò comporta lo sviluppo di un’azione pervertente, contraria a quella di ogni religione tradizionale. L’interpretazione perversa e diabolica dei segni naturali è fondata su ignoranza e superbia, quando l’ignoranza superba diventa esclusiva e si eleva erroneamente a conoscenza autentica, presumendo di rappresentare l’unica vera conoscenza possibile, allora raggiunge il culmine della sua malignità. A causa della superbia della pseudoscienza profana, la conoscenza falsa, derivata dall’esperienza ignorante e non religiosa del sensibile, viene considerata l’unica vera conoscenza possibile, tutte le applicazioni che derivano da questa scienza ingannevole o diabolica, sono considerate le sole degne di essere dette “scientifiche”. L’errore metafisico e l’illusione costituiti con questa grossolana stortura vengono poi imposti a tutti gli uomini ignari della natura dell’operazione, ciascuno dei quali deve ritenere che quanto la “scienza moderna” dice sia l’unica verità possibile. Su questa “verità” a rovescio viene edificata la civiltà diabolica odierna, vera e propria civitas diaboli, nella quale il male regna oramai incontrastato in ogni dominio.

La “medicina moderna”, e specialmente quella postmoderna, sono prodotti della pseudoscienza diabolica, la quale esprime l’azione del diabolon secondo due gradi di qualità e intensità. In prima istanza essa nega l’Essere e Dio, in seconda istanza nega anche l’animo eterno dell’uomo, dopodiché la sua azione si concentra a condurre l’anima dell’uomo, staccata da Dio e intelletto, verso il basso, verso la materia, fino a identificarla al corpo, al piano infernale dell’esistenza. La falsa medicina ha dunque prima negato l’Essere, la dimensione metafisica e la trascendenza, poi ha negato anche l’Intelletto Eterno, infine ha escluso anche l’esistenza dell’anima e persino della forza vitale e degli umori elementari del corpo. A causa di questa azione radicalmente diabolica, separativa e alienante, la medicina “ammaliante” ha ridotto l’uomo ad un flusso di elementi corporali impermanenti, togliendo ad esso ogni identità ontologica permanente, perciò lo ha privato della possibilità di trascendere il divenire, il male e la morte, e dunque gli ha negato ogni possibile realizzazione della vera Salute, indirizzandolo verso una falsa salute.

La catalogia analitica, contraria alla direzione sanante, che è propria all’analogia sintetica, è particolarmente riconoscibile nella “medicina postmoderna”, in tutta la sua completezza, in quest’ultima l’uomo è stato completamente frantumato, persino l’intero del suo corpo è stato frammentato in modo indefinito, così si è costituita una serie indefinita di specializzazioni cliniche che trattano solo particolari sistemi o elementi del corpo dell’uomo o, addirittura, cellule o molecole dello stesso, senza dare più alcuna connotazione simbolica e sacra a questi elementi.

L’attuale “medicina convenzionale”, “scientifica”, costituisce la più completa degenerazione dell’autentica medicina, la sua completa sovversione, i suoi esponenti hanno la funzione di favorire l’ultima fase della catabasi dell’anima umana, la quale da essi è condotta alla sfigurazione demoniaca radicale piuttosto che alla salutare trasfigurazione angelica. Inoltre l’azione massiccia e capillare dei falsi medici, e delle organizzazioni della falsa medicina, funge da sbarramento per un adeguato recupero dell’anima alla via che conduce alla vera Salute. Nella medicina profana, una volta eliminata l’attività analogico-religiosa della ragione, e quindi la possibilità della sua elevazione anagogica all’Intelletto Divino, mediante la contemplazione simbolica, base della disciplina filosofico-religiosa della medicina tradizionale, è stato reso del tutto impossibile il percorso che conduce alla vera Salute.

Disconoscendo l’origine metafisica dei fenomeni e dell’uomo, la falsa medicina attuale li reinterpreta in modo erroneo, rovesciato e diabolico, costituendo una parodia della scienza medica sacra e tradizionale, rinchiudendo chiunque si adegui ad essa nell’allucinazione integrale, nella malattia radicale. L’anima dell’uomo che si assoggetta al dominio diabolico della medicina profana postmoderna non potrà che sprofondare sempre più nel dominio corporeo, nella parte inferiore dell’esistenza, e perciò nell’oscurità più profonda degli inferi, realizzando gli ultimi gradi penosissimi della catabasi dell’anima, catabasi che porterà l’intera umanità al suo annientamento.

Sulla stessa linea della “medicina postmoderna” si collocano le diverse pseudomedicine alternative, come ad esempio la “naturopatia”, parodia della medicina naturale tradizionale, e le “medicine olistiche” e “spiritualistiche”, costituite da sincresi e plagi delle autentiche medicine religiose tradizionali, fatte a brani da soggetti impostori e limitate all’orizzonte carnale, per essere impiegate in modo utilitaristico per fini contrari a quelli per cui sono state create. Queste false alternative alla pseudomedicina convenzionale sono assai subdole, esse danno l’illusione di essere “migliori”, “medicine” che curano globalmente l’uomo, che ne trattano lo sviluppo integrale, ma, in realtà sono prive di ogni regolarità, non hanno nulla di religioso o sacrale e non conducono alla Salute, ma al suo contrario. Molti uomini però, ingannati facilmente dalle loro fantasmagorie e dai loro proclami, subiscono l’ascendente maligno che esse producono e ne rimangono sopraffatti. Fra i vari indirizzi salutistici irregolari, quelli dati dalle medicine spiritualistiche sono i peggiori, nel panorama attuale delle diverse “medicine alternative”, queste “medicine”, propugnate da diverse organizzazioni facenti capo a diversi orientamenti diabolici, mirano alla compiuta realizzazione a rovescio della salute, perciò all’esito più negativo a cui l’anima può andare incontro. Esistono poi i diversi plagi delle medicine religiose tradizionali, tra le quali le più saccheggiate sono quella cinese e quella indiana, forme che, diffuse in maniera alterata in occidente, hanno ormai completamente perduto la loro natura sacra e il loro fine religioso.

Nelle diverse false medicine non si può parlare di risanamento, sotto alcun profilo, in quanto in esse non è presente la conoscenza della Salvs, né la Sapienza Medica che consente all’anima di attuare l’ignizione divina e la palingenesi autentica. Al contrario esse contribuiscono a mantenere l’anima nell’illusione, nell’oblio e quindi nel male, oltre ad intensificare la sua soggezione al corpo e al mondo, a diversi livelli. Diversi falsi medici, dietro le sembianze di benefattori, nascondono le peggiori insidie, questi agenti dell’azione velante, ammaliante e diabolica, accrescono il male del soggetto con ogni loro operazione. La “medicina” e il “medico” che si pongono fuori dalla tradizione sacra, sono soggetti a fallire, la “cura dell’uomo”, più o meno globale, che essi presentano, non è che illusione. Ogni indicazione medica, che non serva ad indicare la via che porta alla perfezione della sapienza, secondo l’indirizzo integrale delle religioni e delle filosofie tradizionali, è sviante, erronea e maligna, perciò conduce l’anima allo smarrimento, impedendogli di realizzare la vera Salute.

Tutte le medicine “alternative”, che vorrebbero sostituire o modificare la medicina ufficiale, sono sempre espressioni della modernità o della postmodernità, sono antitradizionali, perciò accentuano la stessa malattia che vorrebbero combattere. Le pseudomedicine “naturali” adoperano gli stessi principi analitici di esame della corporeità che adopera la medicina convenzionale, si basano su anatomie e fisiologie sensibili e materiali, non naturali né religiose, in esse non è presente alcuna definizione retta dello stato individuale umano, perciò non possono portare ad alcuna salute.

Senza preoccuparsi di fare altrimenti, gli esponenti di queste organizzazioni mantengono l’anima ammaliata nella dualità illusoria, e non fanno cenno alla conoscenza metafisica, né alla natura trascendente e sovrannaturale dell’ente uomo, inoltre ipostatizzano lo spazio e il tempo rendendoli assoluti. Quando indicano una condotta per la “salute”, non considerano mai la rettificazione delle passioni, né insegnano una disciplina morale adeguata, tantomeno mirano all’acquisizione della Scienza Divina. In queste manifestazioni pseudomediche non vi è nulla di “alternativo” rispetto alla deviata medicina ufficiale, si tratta solo di un altro modo, in molti casi ancora peggiore, per sviare l’uomo dalla vera Salute.

Ormai si trovano un po’ ovunque proposte parodistiche di “salute”, la quale è comunemente confusa con uno stato di “benessere” o viene descritta variamente in modi impropri, come “equilibrio di corpo e anima”, “armonia di corpo e mente” o vengono utilizzate altre espressioni ingannevoli che non riguardano affatto la Salute. Le organizzazioni manchevoli della conoscenza sacra tradizionale non conoscono le leggi della catabasi universale, perciò non comprendono lo stato attuale dell’uomo e dell’umanità, uno stato che costituisce l’ultimo stadio della loro involuzione, nel quale essi sperimentano la loro identità come equivalente alla corporeità. Questa situazione riflette in modo invertito lo stato della loro perfezione originaria, nel quale era presente la pienezza della vera Salute. I propositori delle false vie alla salute si riferiscono solo all’uomo decaduto, carnale e corruttibile, e ignorano completamente il senso autentico della Salute. La vita nella carnalità sensibile e mortale, in tutte le sue varianti di tipo edonistico, corporee e psichiche, non è da essi più considerata come un male, una condizione da trascendere e risolvere nella incorruttibilità dell’Essere, ma, al contrario, viene proposta come un fine, un bene a cui dedicare l’esistenza intera.

Alla medicina sacra, religiosa o filosofica, l’unica legittimata ad esercitare un’azione salutare o soteriologica sull’anima e l’intero uomo, si è sostituita la sua parodia invertita. La falsa medicina si rivolge all’uomo carnale per distoglierlo, in ogni modo, dalla risoluzione della soggezione al male e lo conduce in una direzione opposta alla Salute, in particolare al “benessere”.

Le false medicine oggi sono giunte ad utilizzare, plagiandole, le medicine religiose tradizionali, le quali vengono private delle loro radici metafisiche, e perciò della loro identità e del loro fine, per essere poi deformate e reimpiegate in modo utilitaristico per fini di lucro totalmente dissacranti.

La vera medicina è religiosa e tradizionale, si rivolge a uomini religiosi in modo religioso, ma questa medicina è ormai stata completamente abbandonata, mentre elementi del suo complesso sacrale vengono prelevati e deformati per farli divenire mezzi piacevoli per il perseguimento del “benessere psicosomatico” carnale. Nell’opera di capovolgimento di senso, compiuta dalle false medicine, lo scopo di “benessere” sostituisce completamente la realizzazione della Salute-Sapienza. Ogni tipo di trascendenza, e anche ogni orientamento ad essa, viene perciò accuratamente cancellato, ad essa vengono sostituiti gli ideali del wellness e del fitness, al posto del direttore religioso tradizionale di salute si affermano i “naturopati”, i “personal trainer”, gli “operatori olistici”, ecc. Quando tutta la vita dell’uomo viene vincolata al “benessere”, in ogni sua forma e grado, la negazione di ogni tipo di vero risanamento diventa una pratica “globale” e “olistica”, falsamente “tradizionale”.

All’uomo che saprà distogliersi dal grande inganno delle false medicine si apre la via alla vera Salute, la quale può essere percorsa solo da un’anima completamente convertita all’Essere Divino, condizione indispensabile per la pratica regolare di una vita filosofico-religiosa tradizionale coerente e completa, la sola che può consentire la vera realizzazione della Salvs, Svmmvm Bonvm e risoluzione finale e permanente di ogni pena.

[tratto da: Viola, L.M.A., La via della Salute Eterna]

[1] Celso, De medicina, Prefazione.

[2] Galeno, Il miglior medico è anche filosofo, III, 60-61.

[3] Ibidem, III, 59.

[4] Platone, Timeo, 27d-28a.

[5] Platone, Teeteto, 184c.

[6] Ibidem, 203c.

[7] Platone, Menone, 98a.

[8] Platone, Repubblica, 511a.

[9] Viola, L.M.A., Religio Aeterna, vol.I, Forlì 2004. Cap. XVII Harmonia Mvndi. Analogia, sintema, simbolo, immagine, pag. 211 e segg.

 

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