
L’arte medica[1] tradizionale comprende sia le arti della conservazione o dello sviluppo della salute, le arti igieniche, Hygieine techne, sia le arti per il ripristino della salute, le arti terapeutiche, Iatrike techne. Hyghieia o Hygeia è ad un tempo la Dea della Salute, equivalente a Salus, e la Dea dell’Igiene, Hygieine, dell’arte che conserva la salute o conduce al suo sviluppo perfetto. Pertanto quando si parla di Igea si parla della Salute, mentre se si tratta di igiene ci si riferisce all’arte della salute. Hygieine è propriamente arte, techne, che giova alla salute, l’igiene è dunque la disciplina che mantiene o rende compiutamente hygies, sanus.
Questa disciplina non deve essere confusa con l’insieme degli atti che oggi si adottano per prevenire la malattia del corpo o con le misure di profilassi o di pulizia finalizzate a garantire ambienti di vita salutari. L’igiene tradizionale è ben più di tutto ciò, in quanto comprende tutte le discipline finalizzate a mantenere l’ente nel suo stato normale e salutare basilare, ma specialmente le discipline volte a realizzare la sua perfezione mediante la purificazione integrale. Nella disciplina igienica la purificazione è essenziale, questa azione equivale a purus-ficare, a fare purus, pyros, cioè a rendere igneo, ignificato, usto, arso, l’ente a cui si applica l’atto di purificare-ignificare. Quando il soggetto essenziale avrà liberato la sua igneità, egli avrà attuato l’azione di purificazione-ignizione che realizza sal-us, la ignizione del sale.
È pur-us ciò che è liberato da tutte le ostruzioni e gli impedimenti che inibiscono o ostacolano il suo atto, l’ente purus, ignificato, si è assimilato al principio pur-, pyr-, al principio igneo, all’elemento divino che è la sua intima natura. Nell’uomo l’elemento igneo essenziale è costituito dall’intelletto, perciò la purificazione-ignizione dell’intelletto realizza la sal-us, in quanto un tale atto ha per conseguenza l’ignizione-ustione del sale, perciò la liberazione dell’essenza dell’uomo dalla soggezione alla corporeità, dalla costrizione e dalla limitazione corporea. Quando l’intelletto sarà identificato completamente al pyr-focus divino eterno, allora l’ignizione del sale, la salus, sarà completa e perfetta. In ogni altro caso un’ignizione incompleta comporta solo gradi approssimativi di salus.
È sanus, integro, unificato, ciò che è purus, ciò che è stato assimilato al fuoco urente e ustionante o all’attività dell’intelletto. I due termini sanus e purus indicano rispettivamente il principio essenziale dell’uomo in atto, sottratto all’oscurità del male, all’umidità della natura e della terra, alla nascita psichica e corporea, e l’ente che gode degli effetti dell’assimilazione al Fuoco Divino Eterno, all’Essere Intelligibile. Colui che è stato reso sano non è più soggetto ad alcuna traccia di male, oscurità, costrizione, mentre il soggetto puro è principio attivo, igneo, agente, libero, il quale, in virtù del suo stato, domina e misura l’anima e il corpo senza impedimento, dando ad essi la forma propria dell’essere eterno.
L’insieme delle discipline di igiene, della hygieine, sono riunite nella diaita o regimen. Diaita, o dia-aitia, alla lettera significa “attraverso i principi”, ciò che è compiuto secondo le cause, aitia, e definisce l’ordine delle azioni misurate conformi a modelli eterni stabiliti. Platone, a tale proposito, definisce il regime della vita ordinata, che conforma l’anima alla giustizia cosmica, “kosmos en diate”.[2] L’insieme delle azioni che compongono la condotta della vita corporea e psichica che mantiene la salute, o che la recupera, è diaita, diaeta, dieta. Il termine latino regimen è più specifico del termine diaeta, in quanto indica l’insieme di azioni fondate sul reg-men, sul regere, sull’azione di dominio, governo e comando, della mens, dell’intelligenza sovrarazionale. Il regimen è perciò l’insieme delle azioni rette dalla mente-intelletto, mediante il quale si costituisce la vita conforme all’essenza, alla misura della Sapienza Divina, dunque la vita compiutamente buona, beata e sana.
L’assunzione del regime di igiene salutare comporta il superamento della tendenza irrazionale e concupiscente, e l’adeguamento della ragione alla Mente trascendente, in modo tale che essa non sia più condizionata dal corpo sensibile. La conversione dell’anima e della ragione alla Mente è indispensabile per mettere in atto il regime che consente di realizzare la salute. Se il soggetto vorrà recuperare la salute, dovrà divenire autonomo nella conoscenza e dunque padrone del regime di sanità, fino ad attuare la perfetta assimilazione del suo essere razionale alla Mente Divina, per conseguire poi anche l’identificazione ad Essa. Praticare il regime di igiene salutare significa, comunque e sempre, regolarsi direttamente o indirettamente secondo la Mente Divina.
La disciplina dell’igiene salutare si traduce in un regime di igiene salutare il cui fine è porre in atto in maniera compiuta l’essenza dell’uomo, per conseguire la pienezza della sapientia-salus. Il regimen di igiene salutare si traduce in una vita salutare volta alla sapientia, quella vita che la tradizione definisce bios theoretikos, o philosophikos, o anche pythagorikos, con la quale si ordina ogni atto alla realizzazione della theoria–contemplatio immediata dell’Uno-Bene nel suo Essere Intelligibile, e dunque la vita salutare coincide con quella vita che persegue la perfezione dell’attività noetico-intellettiva, che conduce alla somma sapienza, e dunque alla perfezione di Salus-Hygeia.
L’itinerario della vita teoretico-contemplativa dispiega l’igiene integrale e, a maggior ragione, la medicina completa, con la quale si reintegra l’essere dell’uomo nella sua perfezione. In accordo alla distinzione in due gradi della realizzazione della salute, si può parlare della distinzione in due gradi dell’unitaria igiene integrale, corrispondenti rispettivamente al compimento della salute naturale o psichica, e al compimento della salute sovrannaturale o intellettiva, autentica e compiuta, nella quale si ha la realizzazione della ignizione-intellettualizzazione dei veicoli animico e corporeo, e dunque il loro perfetto adeguamento alla misura dell’Essere mediante la sapienza.
Nel distinguere i due gradi dell’igiene definiremo una igiene naturale, o psichica, e una igiene sovrannaturale, o intellettivo-spirituale. L’igiene naturale comporta la compiuta attuazione delle facoltà dell’anima, in accordo con l’intelligenza, per attuare la giustizia in essa, perciò prevede la distinzione di tre stadi secondari di igiene, volti a conseguire le virtutes proprie delle facoltà relative dell’anima, come la facoltà appetitiva, la facoltà arditiva, la facoltà razionale. L’igiene naturale dispone la cura del corpo in funzione della sua subordinazione al conseguimento del perfetto funzionamento delle facoltà dell’anima, perciò l’igiene relativa al corpo prevede la realizzazione di una specifica virtù, la temperantia, nella quale si attua la disposizione secondo misura delle facoltà generativa, vegetativa e appetitiva dell’anima, in accordo con le facoltà superiori, in modo tale che possa stabilirsi la euxia–eucrasia del corpo, fondata su isonomia–simmetria, la quale costituisce la salute relativa del corpo. È grazie alla riduzione del corpo alla ragione che si può sviluppare la compiuta igiene rivolta alla cura dell’anima, in funzione della sua piena attualizzazione, subordinata alla conformazione all’intelletto, che le consente di attuare la sua salute relativa. Quando l’igiene naturale consente la liberazione della ragione dal corpo, grazie alla mediazione della virtù della fortia, la ragione stessa può raggiungere la sua perfezione, sia nell’attività pratica, realizzando la prudentia, che in quella teoretica riflessa, realizzando la scientia, in modo tale che la sua vita sia adeguatamente compiuta, e perciò in essa si possa stabilire, in forma partecipata, la dike–iustitia divina, che costituisce la salute relativa dell’anima, fondata sulla isonomia-simmetria delle sue facoltà subordinate all’intelletto.
L’igiene sovrannaturale prevede la compiuta attuazione dell’intelletto, il quale non è una facoltà dell’anima, ma il suo principio guida e l’ordinatore trascendente. La realizzazione intellettuale equivale alla perfetta attualizzazione della contemplazione intellettiva diretta dell’Essere Intelligibile, in questa contemplazione immediata dell’Ente Divino si costituisce la Sapienza Divina e, con essa, la Salute propria dell’essere dell’uomo e della sua intera composizione.
Grazie alla risoluzione contemplativa dell’intelletto nell’Ente Divino si raggiunge l’apice dell’igiene spirituale, e dunque anche la realizzazione della Salus eterna e incorruttibile, oltre la quale rimane solo la perfetta apoteosi e dunque la glorificazione assoluta, Salute Integrale e Perfetta.
È possibile rappresentare schematicamente l’itinerario dell’igiene salutare:
Per completare questo nostro discorso diremo che si può parlare di salute per il corpo o per l’anima solo in modo relativo, in quanto è solo l’immanenza diretta o indiretta dell’intelletto e della sua attività misurante divina che rende il corpo o l’anima ignificati, attraverso la partecipazione alla salute spirituale essenziale, alla Sapienza Divina. Grazie alla Sapienza Divina il corpo e l’anima sono completamente ordinati all’Essere, al Bene, il quale si rende attuale in essi sanandoli, come isonomia-simmetria, secondo la loro natura e per il modo loro concesso. Per l’intelletto invece si può parlare di salute in modo proprio, in quanto la sua disposizione retta è conformata in modo immediato all’Essere Divino stesso e al Bene, il quale si rende attuale in esso come sapienza. L’igiene spirituale si compie adeguatamente quando attraverso la cura intellettuale viene realizzata la pienezza dell’attività intelligente nella contemplazione immediata dell’Essere Intelligibile. Oltre la contemplazione immediata dell’Essere Intelligibile si accede all’ “igiene suprema”, grazie alla quale sono trascese l’attività intellettuale, l’essenzialità determinata e anche le virtù paradigmatiche precedentemente acquisite, grazie alla perfetta igiene anima e corpo sono pienamente ignificati, glorificati e divinizzati dall’immanenza in essi del Divino inteso nella sua assolutezza suprema sovraessenziale.
[1] L’arte è propriamente l’azione conforme alla misura dell’essere. La radice AR-, presente nella parola ARS, specifica il fatto che l’azione secondo arte attua ciò che è secondo ordine, secondo il fine proprio dell’atto. Secondo la tradizione Ars è una specifica abilità pratica attraverso cui si mette in atto una scienza, e la medicina è propriamente l’Ars finalizzata alla costituzione operativa della Salus. Cicerone dice: “… An medicina ars non putanda est?” (De div. I, 24), perciò ritiene essere la pratica medica un’arte che attua secondo ordine la misura dell’essere. Il termine arte non è mai un insieme composto di conoscenza e pratica, di scienza e di tecnica, è solo techné, chiamandosi scientia o disciplina ciò su cui essa fonda. Tutt’al più è proprio il temine disciplina a comporre insieme più precisamente conoscenza e applicazione o pratica della conoscenza, mentre ars rimane sempre e solo termine che indica l’azione pratica, secondo certe regole e conoscenze conformi all’essere. Certo, ars sine scientia nihil, ma non si faccia l’errore di confondere le due cose o di includere la scientia nell’ars.
[2] Platone, Repubblica, 408 a.
L.M.A. Viola, Nel nome di Apollo Medico.
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