e il suo potere fascinatorio diabolico, per accedere alla verità eterna mediante la scienza sacra

Nell’ambito della religione o della scienza sacra non è possibile fare “scoperte”, perché la conoscenza metafisica è sempre presente completamente al sapiente, in quanto ciò che egli conosce è di ordine eterno ed è sempre uguale a se stesso, quindi una stessa conoscenza è posseduta allo stesso modo da tutti i sapienti di tutte le epoche e di tutti i luoghi. La conoscenza metafisica presenta una certezza assoluta, sia per via del suo oggetto, sia per il suo metodo, che costituisce la trascendenza risolutiva del metodo della scienza fisica moderna e postmoderna. La conoscenza metafisica esclude qualsiasi concezione ipotetica della verità, in quanto la verità di ordine metafisico è assolutamente inopinabile e quindi indiscutibile, chi possiede la conoscenza metafisica è perciò anche necessariamente infallibile. La conoscenza metafisica è eterna e immutabile, perciò esclude qualsiasi tipo di evoluzione o di progresso, inoltre essa non è acquisibile per tappe, né per ricerche sperimentali, dato che essa si ottiene accedendo, attraverso il superamento di qualsiasi attività discorsiva individuale, alla dimensione atemporale, ove sussiste l’Essere Vero per eccellenza. Come fa la pseudoscienza a cercare la verità se non sa che cosa sia, come direbbe giustamente Socrate? Se si possiede già la verità, non vi è motivo di cercarla, ma coloro che dicono di cercare la verità, senza sapere cosa essa sia, procedono a tentoni, cercando qualcosa che non hanno la possibilità di trovare.
La conoscenza metafisica trascende la razionalità, sia quella rivolta al sensibile, sia quella rivolta all’intelligibile, perché è il prodotto dell’intelletto sovraindividuale, la cui operazione supera l’esercizio di qualsiasi facoltà umana individuale, inclusa la ragione, senza per questo essere irrazionale, cioè subrazionale, in quanto l’intellezione si colloca al di sopra della ragione e non al di sotto di essa. In ogni caso è possibile esprimere, razionalmente e dialetticamente, le verità di ordine metafisico, se l’anima dell’uomo è illuminata dall’intelletto trascendente. L’illuminazione è però ciò che si ottiene al sommo grado di sviluppo psichico della conoscenza, perciò l’illuminazione deve essere trascesa dalla pura conoscenza intellettuale, nella quale l’anima è assorbita ed estinta nella Luce Divina che prima la illuminava. Quando l’anima dell’uomo e le sue operazioni discorsive si risolvono tacitamente nel loro principio intellettuale e spirituale trascendente, essa si trova in atto secondo la pura intellezione. Il soggetto in possesso della sola razionalità non illuminata, non presenta nemmeno la partecipazione indiretta all’intellettualità divina, perciò egli non è ancora allineato e fondato sul suo referente causale trascendente, il solo che può autenticare e certificare l’attività concettiva, logica e dialettica. L’individuo che non possiede la conoscenza metafisica, nemmeno nella sua forma speculativa, fa affermazioni che mancano del fondamento epistemologico ontologico, quindi egli non può fondare stabilmente nella verità il suo ragionamento. Quanto esprime il “razionalista”, che esso ne sia cosciente o meno, rimane sempre soggetto all’ambito dell’individualità psichica condizionata dall’esperienza sensibile, e quindi alla relatività dello stato umano particolare. Chi si trova soggetto a queste condizioni non può, in nessun modo, esprimere verità di ordine trascendente e oggettivo, ma solo “opinioni”, il solo prodotto che può provenire dalla relatività individuale.
Se l’anima che è priva dell’intellezione metafisica diretta o della illuminazione intellettuale indiretta, manca anche della fede, patisce la soggezione alle cose esteriori, all’esperienza sensibile, perciò dipende dalla sensibilità, dalla sentimentalità, dai limiti storici ed esistenziali della sua persona. A questa anima è precluso l’accesso alla trascendenza della dimensione spazio temporale, perciò essa rimane coinvolta nel circolo della generazione e della corruzione, della nascita e della morte. La stessa anima non può accedere alla dimensione universale e dunque alla vera scienza, perché la verità essenziale, oggettiva ed eterna di ogni cosa, si colloca al di sopra del suo dispiegamento operativo.
Un certo tipo di constatazione è stata fatta anche dai filosofi moderni, i quali hanno criticato, in senso lato, la pretesa di oggettività e neutralità vantata dalla scienza moderna, perché questa pretesa non può essere avanzata da soggetti limitati al dominio individuale umano, in quanto la verità di ordine oggettivo ha un carattere sovraindividuale e incondizionato. La verità in sé, l’autentica verità, è veramente oggettiva, perciò può essere concepita solamente da una facoltà che trascende ogni tipo e grado di soggettività. In quanto sovraoggettiva, la verità è anche di ordine sovrapsichico e sovratemporale, oltreché sovraspaziale, essa non è soggetta agli accidenti dell’esperienza carnale e dell’esperimento sensibile, il suo carattere è immutabile e può essere colta solo dall’intuizione dell’intelletto puro, sovradiscorsivo e sovradianoetico. La razionalità psichica, e le operazioni della ragione, possono derivare la loro infallibilità solo dall’immediatezza della concezione intellettuale, sulla quale ogni vera scienza deve fondare se vuole presentare una certezza ontologica corrispondente alla realtà di ogni cosa. L’ente finito non può essere rettamente conosciuto e compreso se lo si separa dalla sua essenza, dalla verità che costituisce la sua ragione di essere, colui che definisce l’ente, ignorando la sua essenza, dice di esso qualcosa che non corrisponde al suo essere proprio, ma solo ad un grado particolare del suo apparire illusorio.
Una volta che l’uomo abbandona la certezza metafisica è perduto, quella certezza di cui la ragione umana atea è sempre alla disperata ricerca. L’abbandono, dovuto alla superbia temeraria, si paga con ansie, affanni e paure inestinguibili. Ma la certezza metafisica è attingibile solo con l’intellezione di ordine sovraindividuale e sovrarazionale, la quale si ottiene con una precisa disciplina di ascesi della conoscenza, che costituisce il cuore di ogni religione tradizionale. La scienza sacra fonda sull’intuizione intellettuale del fenomeno, essa lo ri-legge nell’Essere, a partire dall’Essere, dunque vede il fenomeno secondo la sua essenza e la sua ragion propria, così come Dio lo ha “visto” e “creato”. La scienza sacra è la sola vera scienza, la sola scienza capace di comprendere il fenomeno, nei due sensi del significato del verbo comprendere. La scienza essenziale del fenomeno è la sola scienza benefica per l’uomo, nonostante le opinioni in contrario. Questa scienza non impedisce lo sviluppo di un’arte o di una tecnica sacre, anzi questa scienza è la sola capace di dar sviluppo al genio dell’uomo in accordo con la Natura fisica e la Natura metafisica divina. La scienza sacra fonda la tecnica sacra, quella tecnica che consente all’uomo di dispiegare la sua dignità e la sua funzione nel mondo, conservando il suo carattere teofanico senza varcare il limite definito dalla sua essenza e senza rompere l’equilibrio con l’ordine universale, evitando così conseguenze nefaste e rovinose, come quelle attualmente subite dall’umanità.
L’intuizione intellettuale dovrebbe essere il principio di ogni attività della ragione e di ogni esplicazione dell’attività razionale, a fare principio dalla concezione. Questa condizione è fondamentale per la vera scienza, secondo la tradizione metafisica e gnoseologica di tipo platonico e aristotelico, la quale è concorde con tutte le tradizioni spirituali. Ma la pseudofilosofia moderna ha negato l’intelletto e l’intuizione intellettuale trascendente, perciò ha creato le condizioni per la negazione della scienza reale. A seguito di questa rimozione è stata proposta una nuova scienza, la scienza moderna, che è il prodotto di una ragione svincolata dal fondamento della certezza, la quale attraverso l’esperienza sensibile della singola individualità o di un gruppo di individui, cerca di ottenere una completa oggettività, ma questo tentativo è soggetto a diversi tipi di frustrazione. La pseudoscienza moderna confonde la concezione intellettuale con l’immaginazione sensibile e scambia una semplice opinione individuale, fondata sull’esperienza sensibile, con il concetto. Nell’ambito della modernità la confusione della razionalità sensibile con l’intellettualità è avvenuta spesso, la scienza moderna non è scevra dal condizionamento prodotto dall’immaginazione sensibile, inoltre confonde l’attività razionale, fondata sull’immaginazione, con l’attività della pura ragione separata dal corpo e illuminata dall’intelletto. I tentativi profani, volti a neutralizzare ogni immaginazione e ogni relativizzazione individualistica della conoscenza, per ottenere una “scienza oggettiva”, non hanno portato a nulla, come ha dimostrato, fra gli altri, anche Gadamer[1].
La conoscenza vera ha una natura intellettiva e si dispiega nell’ambito metafisico universale, la ragione umana, sconnessa da questa dimensione non può che limitarsi ad opinare e immaginare, senza poter trovare mai la certezza metafisica. Nonostante il suo immane impegno, con tutti i suoi mezzi spettacolari, la pseudoscienza non potrà mai riuscire a trascendere l’ambito dell’illusione cosmica e psichica nella quale è collocata, né potrà liberarsi dall’alienazione dalla realtà, perché quest’alienazione costituisce il motivo e la causa della sua fondazione. Dunque non si attribuisca valore a questa immensa caricatura dell’autentica conoscenza divina.
[1] Gadamer Hans G., Verità e Metodo, Milano 2000-2001.
[tratto da: Viola, L.M.A., Sulla Via della Salute]
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