Se si dovesse adoperare un termine per definire l’essenza della modernità, occorrerebbe scegliere ‘individualismo’. Possiamo definire l’individualismo come la negazione di ogni principio superiore alla individualità umana[1], la cui conseguenza immediata è costituita dal razionalismo, che a sua volta è costituito dalla negazione di ogni principio superiore alla ragione umana. Di fatto l’individualismo si concretizza immediatamente nella negazione, teorica e pratica, dell’esistenza di un Principio di ordine universale, ovvero di Dio. Quand’anche il razionalista sembra affermare Dio, ciò viene fatto per neutralizzarlo, in modo da lasciare sussistere l’apparente autonomia dell’individuo umano, come accade nelle varie filosofie moderne. In generale, il soggetto individualista vive come se Dio non fosse, perciò la sua individualità finita non viene subordinata alla Personalità Divina, quindi, in nessuna maniera, viene costituita una relazione immediata dell’individuo al suo Principio Causale, perciò nessun genere di religiosa obbligazione divina viene rispettata. La negazione del Principio Divino costituisce l’individualismo umano, con la relativa superbia e il titanismo conseguente, questa negazione identifica la natura propria della modernità.

Da un punto di vista cristiano, l’individualismo costituisce lo specifico atto di insubordinazione a Dio, che definisce il peccato originale del quale si macchiò il primo uomo, Adamo. Una società basata sull’individualismo è una società che necessariamente nega Dio e la religione. La società moderna fa della negazione di Dio, e dell’avversione ad Esso, il suo fondamento, perciò è radicalmente peccante, la rimozione della presenza di Dio da tutte le sue istituzioni costituisce il fine di ogni sua azione, fino a portare questo stato di cose alle sue estreme conseguenze. L’individualismo moderno non va però identificato con l’umanesimo rinascimentale[2], come fa René Guénon, perché egli si limita ad identificare il Rinascimento con un frainteso “umanesimo”, considerato erroneamente profano, individualistico e antireligioso, accordandosi così all’interpretazione cristiana, che è errata. L’umanesimo romano classico, restaurato nel Rinascimento, non aveva alcunché di “individualistico” o “profano”, essendo una precisa riattualizzazione della disciplina religiosa e culturale disposta nell’antichità da Cicerone e altri Padri Romani, per attuare in senso universale l’hvmanitas, intesa come essenza propria dell’animo dell’uomo, una disciplina realizzativa che si accorda alla sua natura divina e teofanica. Un certo individualismo profano, con la relativa riduzione di ogni cosa alla dimensione umana, intesa in senso solo naturale, si è sviluppato solo nella seconda metà del XVI secolo, come degenerazione dell’Umanesimo religioso classico e in opposizione ad esso, per affermare un altro orizzonte di cose.

L’individualismo innanzitutto nega la Causa trascendente dell’individuazione umana, secondariamente l’individualismo nega ciò che connette immediatamente l’individuo immanente alla sua Causa trascendente, cioè, da un lato l’intelletto di carattere divino, che è ciò che unisce direttamente l’Essere Principiale all’essere contingente, da un altro lato la grazia e lo Spirito Santo, ciò che mantiene l’essere creato connesso al suo Principio Creatore. L’eliminazione teorica e pratica dell’intellezione sovrarazionale, che costituisce la relazione immediata dell’anima a Dio, dà origine al razionalismo. Una volta eliminati tutti gli elementi di carattere sovrannaturale e trascendente, il soggetto psichico viene circoscritto alla naturalità contingente e perciò anche alla dimensione inferiore dell’uomo, la sua corporeità, e ciò che in essa immane dell’anima, cioè le facoltà inferiori alla ragione, fra le quali, in primo luogo, il senso e dunque la sensazione che ne deriva.

Un’altra conseguenza della negazione del Principio Divino, e della dimensione della trascendenza, è il naturalismo, perché le negazioni descritte portano ad escludere tutto ciò che trascende la natura sensibile, in quanto la sfera sovrannaturale si sottrae alla presa dell’individuo esteriore, razionale e sensistico. Con l’affermazione del naturalismo si è assistito anche alla negazione della Scienza Sacra, che ha un carattere metafisico, e alla sua sostituzione con una pseudoscienza di carattere esclusivamente fisico. Allo stesso tempo, una volta negata l’intellezione di ordine sovrarazionale, la ragione è stata considerata come l’unica facoltà conoscitiva dell’individuo umano ed in essa è stata riposta ogni fiducia epistemica. Una serie di riduzioni esclusivistiche ha definito la situazione irreale nella quale si trova l’uomo moderno, un uomo staccato dalla trascendenza e rinchiuso nel dominio dell’apparenza, schiacciato nella superficie fenomenica del divenire, così ogni possibilità di trascendere il tempo, il divenire, per accedere al dominio ontologico e divino è stata chiusa.

L’individuo moderno, sprofondando nella natura sensibile, alla quale si relaziona con una ragione svincolata da ogni attività teoretica, è costretto a subire un’illusione perpetua, causata dalla soggezione insuperabile alla sensazione. Nella modernità le scienze e le arti sacre sono state sostituite con le loro caricature sensibili, perciò oggi abbiamo una pseudoscienza, derivata da una pseudoconoscenza, che vanta il possesso di una pseudoverità e di pseudoprincipi, vi è poi una pseudoarte, derivata da una pseudocreatività, così come vi sono pseudovalori che fondano una pseudomorale, infine abbiamo anche una pseudomedicina, con una pseudoterapia che mira ad una pseudosalute, e così via. In realtà, tutto ciò che si costituisce nella modernità ha un carattere “pseudo”, perché è copia rovesciata e vuota di ciò che sussisteva nella civiltà religiosa premoderna. Le diverse espressioni della cultura moderna sono parodie della cultura religiosa tradizionale, le sue diverse applicazioni sono ridotte al campo del divenire illusorio, ad esempio, nell’ambito della conoscenza la filosofia pragmatistica giunge a dare il nome di “verità” a ciò che coincide esclusivamente con l’utile pratico di tipo edonistico e animale. Allo stesso modo si è dato il nome di metafisica a qualcosa che non lo è affatto, per non dire di coloro che si illudono di negare ogni tipo di metafisica per affermare “nuove idee”, “nuovi sistemi di conoscenza”, a partire dal criticismo, dallo scetticismo, dal positivismo, in tutte le loro forme.

L’individualismo e il razionalismo portano con loro il relativismo. Se viene negato il Principio Causale di ogni cosa, e dunque anche la Verità Essenziale che presiede ai fenomeni, tutta l’esperienza diventa relativa all’individuo e la verità non può che essere ricondotta in qualche modo all’utilità pratica del singolo uomo, a ciò che rende possibile la sua sopravvivenza biologica e naturalistica. L’uomo sottratto alla Verità Eterna ritiene buono ciò che gli appare buono, vero ciò che gli appare vero, salutare ciò che gli appare salutare, ma tutte queste apparenze sono prive di una qualsiasi realtà sostanziale.

Una volta che è stata abbandonata l’intelligenza trascendente, e la ragione si è rinchiusa nell’ambito del sensibile, l’uomo si è rivolto a ciò che vi è di più basso nell’ordine dell’esistenza, e si è applicato a trattare la materia per la sola utilità pratica della sopravvivenza animale edonistica. A fronte di un crescente attivismo pragmatistico, è stata sviluppata un’astrazione razionalistica estrema, che agli ultimi uomini non sembra altro che una fumosa elucubrazione sconnessa dalla vita concreta. La “vera vita” porta alla negazione della stessa dimensione razionalistica, per indirizzare tutto l’uomo all’agitazione della condotta pratica, volta alla ricerca indefinita di un “bene” che egli non otterrà mai, perché dipende dal desiderio irrazionale, il quale, per sua natura, è illimitato, perciò non è appagabile.

Una volta che si sono affermati l’individualismo e il razionalismo, anche la superbia titanica ha assunto un ruolo primario nella vita dell’uomo, e ha sostituito la fede religiosa tradizionale. Una conseguenza di questo risultato è stato il rifiuto di ogni tipo di autorità spirituale e di ogni tradizione religiosa, in quanto rappresentanti del Principio Divino trascendente, del Principio che l’uomo aveva negato, per cui tutto ciò che, in qualche maniera, ne costituisce la presenza nel mondo doveva essere bandito. La negazione dell’autorità spirituale, che dispone della conoscenza sacra di ordine metafisico e pratica la contemplazione intellettuale, e l’affermazione dell’autonomia e dell’autosufficienza della ragione individuale umana, sono andati di pari passo. La pseudociviltà moderna si è costituita in seguito a queste negazioni, al fine di affermare l’individualismo razionalistico, in prima istanza, e l’individualismo pragmatistico in seconda istanza. L’uomo moderno si è affermato nella misura in cui si è alienato dalla tradizione metafisica integrale e dal dominio della iniziazione gnostica, che ha un carattere puramente divino, così come dall’autorità spirituale inerente, ma specialmente dalla tradizione religiosa di tipo exoterico, fondata sulla fede e sull’insegnamento dogmatico.

L’uomo moderno ha riposto nella sua ragione titanica, in modo caricaturale, il principio di autorità, perciò ha preteso di disporre della capacità assoluta di discernere il bene e il male, il vero e il falso, il giusto e l’ingiusto, e così via. L’uomo titanico ha eretto se stesso ad unico elemento di adorazione idolatrica, la modernità ha istituito il culto diabolico dell’ego somatico, dell’individuo umano razionale, soggetto ad ogni tipo di accidenti. Questo individuo ha affermato la validità assoluta del giudizio della ragione e ha fatto di questa facoltà determinata il criterio di misura di ogni verità, la base di ogni certezza e il riferimento normativo di ogni comportamento.

L’individualismo superbo ha autorizzato e legittimato il soggetto a compiere le cose più aberranti nell’ambito della religione, ad esempio ha dato avvio alla “libera interpretazione” delle Scritture Sacre saltando a piè pari il magistero plurisecolare, lo stesso è avvenuto nell’ambito della tradizione classica romana. L’approccio razionalistico ai testi religiosi ha favorito una certa ermeneutica selvaggia e un certo modernismo, i quali hanno portato una evidente corruzione, in senso sovversivo, della tradizione religiosa. Al principio del XVII secolo si è affermata anche la critica razionalistica della tradizione medica sacra, la quale è stata attaccata fino ad essere abbandonata, per poi essere sostituita dalla sua parodia diabolica.

Il razionalismo moderno ha raggiunto la sua più estrema espressione nell’Idealismo, nel quale il pensiero speculativo astratto è arrivato al suo più radicale irrealismo, in particolare nell’Idealismo Assoluto e nel Panlogismo hegeliano. Il razionalismo critico invece, già definito in Cartesio, ha raggiunto il suo punto più estremo nell’Idealismo critico, o, se si vuole, gnoseologico, nel quale si è compiuta la riduzione del dominio intellettuale al dominio razionale, dello Spirito al pensiero, dell’Idea al concetto, della Realtà alla rappresentazione della Realtà. A causa dell’Idealismo nuove costruzioni filosofiche di tipo logico-dialettico, quale ad esempio quella dell’Io trascendentale, hanno soppiantato ciò che costituisce la realtà dell’Io essenziale autentico.

Il razionalismo ha dato inizio alla completa inversione della retta visione della Realtà e di tutte le cose, dichiarando “reale” tutto ciò che è razionale, e considerando razionale il “reale”, come è stato fatto in modo specifico da Hegel. La razionalità è stata scambiata con la “realtà”, per cui ciò che costituisce l’apparenza è stato sovrapposto alla Realtà, e l’orizzonte del pensiero discorsivo è stato assunto come unica dimensione della verità. Quando l’Idealismo critico si è eretto a suprema autorità giudicante, e si è attribuito la consapevolezza globale di ogni altro sistema filosofico, e addirittura di tutte le religioni precedenti, ha elevato al di sopra dell’identità divina reale dell’uomo l’alienazione radicale, che la ragione, sconnessa dall’intellezione, e dall’immediata conoscenza dell’Essere, produce.

Un preciso aspetto del razionalismo moderno è costituito dall’approccio superbo e titanico alla religione. L’individuo razionalistico ha preteso di indagare, o di determinare da sé, quale debba essere il significato della religione e il modo di partecipare ad essa, l’autorità religiosa e la prassi ermeneutica regolare sono state perciò sottoposte alla critica della ragione profana. Ad un certo punto l’uomo si è rifiutato di sottomettersi al Suo Principio Causale, perciò anche la razionalità umana non ha più voluto essere sottomessa a ciò che immediatamente la trascende, l’Intelletto Divino o la Rivelazione Sovrannaturale e a coloro che ne costituiscono la presenza fra gli uomini, le autorità religiose. L’anima e la ragione che non poggiano adeguatamente su ciò che è loro superiore, sull’intelletto trascendente o sulla fede religiosa, finiscono per poggiare su ciò che sta al di sotto di loro, e quindi sulla corporeità e la sensazione che vi è connessa, in particolare sulla sentimentalità. Così l’approccio moderno alla religione è stato viziato dal sentimentalismo, perciò diversi interpreti moderni hanno preteso che la religione sia nata per gratificare la sentimentalità, l’emotività e persino la vita edonistica dell’uomo e i fini utilitari ad essa connessi.

L’approccio individualistico alla religione costituisce una violazione della regolarità della tradizione, a fare principio dalla mancanza di rispetto dell’autorità spirituale e del suo magistero, per passare poi all’alterazione dell’ascesi e del culto religioso. Ogni tentativo di individualizzare la religione sconfina al di fuori di essa, finendo nell’ambito della pseudoreligiosità confusa, caratterizzata da una vaga aspirazione di carattere razionalistico o sentimentalistico al Divino o al Sacro, che non ha alcun appoggio adeguato sui fondamenti trascendenti della religione. L’individuo razionalistico è significativamente portato a scartare la conversione interiore e la pratica morale, perché approccia la religione con fini superbi e acquisitivi, egli ricerca un’affermazione della sua individualità razionalistica o sentimentalistica, desidera gratificazioni di un tipo o dell’altro, senza mai adeguarsi al Principio Divino nel modo dovuto. L’approccio irregolare alla religione la riduce alla dimensione della morale o, peggio, alla morale di tipo sentimentale o alla morale pragmatica, per cui la religione viene confusa con l’azione sociale e assistenziale che anche un ente profano può compiere. Attualmente la religione exoterica che ha dominato in Europa negli ultimi quindici secoli sta toccando il punto più basso della sua catabasi, perciò finirà per congiungersi con i fini dell’individuo postmoderno, confondendosi con essi, così si compirà il suo annientamento, dopo che per secoli ha subito ogni tipo di alterazione. Lo spirito della modernità, che è centrata sull’individualismo razionalistico, non può che essere antireligioso e perciò antitradizionale. Prima l’uomo moderno si è distinto dalla religione, l’ha abbandonata in modo critico per affermare se stesso, infine si è accanito su di essa per demolirla ed eliminarla completamente dalla sua vita, al fine di sostituirla con un suo idolo, una sua parodia, in questo quadro tanta parte è stata tenuta dalla medicina moderna.

La conservazione della tradizione religiosa, nella sua integralità e nella sua regolarità, fino alla fine della presente umanità, diventa ogni giorno sempre più difficile, ma questa opera di custodia è indispensabile, affinché sia conservata la possibilità, anche per l’ultimo uomo, di accedere alla Verità, per liberare la sua anima dal male, consentendogli di attuare la sua Salute.

Oggigiorno gli uomini cercano di approcciare la religione secondo modi profani, in linea con l’edonismo radicale postmoderno, invece di ricercare la verità oggettiva trascendente per adeguarsi ad essa, cercano “verità piacevoli” e “maestri gratificanti”. Molti non sanno cosa sia la religione, pretendono di ridurre e adattare la Verità Divina al loro stato lussurioso e vizioso, tanto che la religione deve essere qualcosa di piacevole, in qualche modo, altrimenti non aderiscono ad essa e se ne allontanano, per seguire offerte più allettanti e gradite alla soddisfazione dell’individuo. Il Divino deve scendere al livello dell’individuo naturalistico, deve conformarsi alla sua deformità, in questa maniera viene capovolta la via che consente la liberazione dell’anima dalla sofferenza in cui è immersa.

Questa direzione sovversiva è stata seguita anche, in gran parte, dalle scienze e dalle arti tradizionali, la medicina è stata snaturata, con la modernità si è sviluppata una falsa medicina che è venuta incontro all’individuo razionalistico e si è fatta complice della sua superbia e della vita viziosa che esso conduce, elementi del tutto contrari alla realizzazione della Salute. Nella postmodernità si è poi sviluppata una medicina completamente diabolica, che ha contribuito a diffondere il culto della vita corporea, considerata come l’unica forma di vita possibile, e ha indirizzato l’uomo ad una salute a rovescio, la “salute corporea”, che viene fatta coincidere con un “benessere” di tipo esclusivamente materiale e sociale, come si evince dalla definizione della “salute” data dalla O.M.S.

Il corpo è tutto per l’individuo postmoderno, esso si identifica alla carne, perciò è spinto a godere dell’esistenza sensibile il più possibile, quindi tutto ciò che altera questo godimento, lo inibisce, lo devia o lo riduce, genera paura, timore ed ansia con tutto ciò che ne deriva. In questo misero stato il dolore deve essere evitato ad ogni livello, perciò la pratica analgesica diventa la base della terapeutica, il dolore deve essere eliminato, a tutti i costi, il suo significato simbolico e la sua causalità metafisica devono essere evitati, così come il suo valore catartico. Un trattamento più esclusivo riceve la morte corporale, la quale deve essere esclusa persino dalla visione sensibile, dato che in essa si vede la fine assoluta dell’esistenza. La morte genera paura, angoscia e confusione ad un soggetto smarrito, che ha perso il senso della sua esistenza e non sa più quale sia il motivo di essa.

Una volta eliminato ogni riferimento alla religione, ai Maestri di Sapienza o ai Sacerdoti, i quali sono i veri depositari della conoscenza integrale, spirituale, psichica e corporea dell’uomo, l’individuo moderno ha riposto tutta la sua fiducia negli “scienziati”, in particolare nei “medici” moderni, nei quali egli vede uomini che operano per la “salvezza” dell’uomo inteso come corpo. Queste figure sinistre, costituiscono delle parodie dei sacerdoti tradizionali, in quanto sviano completamente l’uomo dalla vera salute finale, per orientarlo ad una falsa salute. Il “medico” odierno ha un grande ascendente sugli stolti, perché pare avere un potere di vita e di morte, col quale determina l’esito dell’esistenza dell’uomo.

Quanto abbiamo descritto ci porta a specificare alcune cose fondamentali. Una volta costituita la pseudociviltà moderna, fondata sulla negazione della religione, ritenuta persino superstizione, un prodotto dell’immaginazione degli uomini antichi che non avevano la vera conoscenza delle cose, si è costituita anche una pseudoreligione che surroga la precedente, una vera superstizione, ovvero la scienza moderna, nella quale l’uomo moderno ha riposto una forma parodistica della fede religiosa che egli aveva nei confronti della scienza sacra tradizionale, della vera religione. La falsa fede religiosa si è concretizzata nello scientismo, cioè nella fede cieca e assoluta nella scienza fisica e sperimentale e nei suoi metodi, per la quale viene riposta in essa la capacità di soddisfare tutti i problemi e i bisogni degli uomini. La fede assoluta nella falsa scienza è una falsa fede, una forma estrema di credulità, un preciso segno dei tempi. Lo scientista, il fedele nella scienza fisica sperimentale, è convinto che la scienza in cui crede sia la sola scienza possibile, perciò considera accettabile solo ciò che è “scientifico”, cioè determinato con il metodo sperimentale adottato dalla scienza fisica moderna. Lo scientista è certamente materialista e positivista, ma è anche fortemente esclusivista e fanatico, nel senso deteriore del termine, in quanto respinge ogni forma di conoscenza che non rientri in quello che egli ha stabilito essere l’unica forma di conoscenza accettabile. Quindi lo scientista, anche quando appare altrimenti, è contrario ad ogni forma di conoscenza metafisica tradizionale e, indirettamente, ad ogni forma di spiritualità e religione. In quanto convinto che l’unica forma valida di sapere sia quella prodotta dal metodo scientifico sperimentale, lo scientista è anche fortemente dogmatico e assolutista, atteggiamento che, provenendo da quanto vi è di più relativo, è veramente ridicolo e caricaturale. La completa infondatezza del credo scientista, non evita ai suoi fedeli di scadere nell’integralismo, fino a cercare di estendere in modo indebito il metodo scientifico nell’ambito delle diverse scienze e nei diversi domini della vita dell’uomo o dell’esistenza universale, con la pretesa di raggiungere conoscenze rigorose e certe anche in questi ambiti.

Il fideismo scientista è in genere incosciente ed interessa la gran massa degli uomini contemporanei, la quale ripone una fiducia cieca nella scienza sperimentale, oramai per abitudine o per omologazione, senza rendersi conto della grossolana credulità di cui è afflitta. In particolare la fede scientista si rileva in alcuni campi, come quello della “medicina sperimentale”, alla cui pratica la moltitudine si sottopone con “devozione”, in un atteggiamento di prona “adorazione”. Vana è la posizione di certi religiosi che dichiarano la loro adesione alla scienza sperimentale, ma pretendono di prendere le distanze dallo scientismo, perché, a ben vedere, la falsa scienza, così come è impostata, non è degna di alcuna fede, non per il fatto che i suoi risultati “positivi” siano inesistenti, ma per via della sua natura sovversiva e alienante nei confronti dell’animo dell’uomo e dei suoi fini di bene e salute. A questi “religiosi” occorre dire che non è lo scientismo che pretende di comprendere l’intera realtà, incluso il campo psichico e intellettuale, con i metodi sperimentali, ma è la stessa “scienza” che ha l’ambizione di ottenere tanto, mentre lo scientismo costituisce solo la fede in questa scienza superba e vaneggiante.

Non è il caso di insistere oltre sulla totale infondatezza epistemica della pseudoscienza attuale, abbiamo già visto questa mancanza nelle scritture precedenti[3], qui è sufficiente richiamare le diverse critiche demolitrici che anche personalità profane hanno rivolto allo scientismo. Milhaud ha criticato il dogmatico eccesso di fiducia che gli scientisti pongono nel metodo scientifico, tentando di estenderlo al di fuori dell’ambito naturale. Anche Hayek ha contestato l’applicazione del metodo della scienza naturale alla risoluzione dei problemi umani e sociali fondamentali. Karl Popper, noto epistemologo della scienza, ha criticato a più riprese “il totalitarismo scientista”, in quanto ha l’ambizione di pianificare e controllare “scientificamente” tutti i domini della vita dell’uomo, escludendo dalla condotta dei singoli ogni soggettivismo. Per Popper è la stessa inconsistenza del concetto di “metodo scientifico” che va messa in evidenza, in quanto esiste una falsa credenza nel presunto criterio oggettivo con cui si dovrebbe valutare una teoria scientifica[4]. È chiaro che se non è possibile stabilire un’oggettività assoluta, cosa che si dà solo nel dominio metafisico, non è possibile stabilire alcuna certezza scientifica, perciò il metodo scientifico, che, secondo i moderni, dovrebbe costituire scienza, non esiste, perciò l’operatività “scientifica” non può portare ad alcunché di certo, quindi ogni suo risultato si risolve solo nella relatività delle apparenze fenomeniche. Ma l’uomo comune, completamente ignaro dei motivi per cui nella modernità è venuta a dominare una falsa scienza, subisce il fascino ingannatore delle sue spettacolari operazioni, senza rendersi conto della colossale illusione a cui è soggetto.

Oggi lo scientismo, e la devozione obbediente alla falsa scienza e a tutte le sue indefinite diramazioni, si sono estesi ovunque, persino gli “spiritualisti” sono divenuti scientisti senza avvedersene. Perciò la diffusione di una collettiva e globale religione a rovescio, nella quale si pratica il culto diabolico dell’irreale e dell’illusione, costituisce l’esito compiuto della modernità, che ha il suo motivo di essere in quanto costituzione della completa alienazione dell’uomo dall’Essere.

La pseudoscienza moderna si presenta con una sua struttura, simile, ma capovolta, rispetto a quella della religione tradizionale, perciò essa ha i suoi pseudomiti, le sue pseudodottrine, i suoi pseudosimboli e i suoi pseudoriti, così come la sua pseudomorale, le sue pseudoautorità, ecc. Oramai pochissimi, specialmente nei fatti, contestano e rifiutano la scienza moderna, anche coloro che la criticano a fondo accolgono con favore i suoi risultati pratici. Certi orientamenti politici ripongono la massima fiducia nella pseudoscienza, perché è considerata il mezzo dell’emancipazione dell’uomo dall’ignoranza e dall’indigenza, e anche dalla presunta superstizione degli antichi. La “scienza” dà certezza, verità, sicurezza, essa ha un metodo “infallibile” per comprendere le cose, perciò la sua opera ha una funzione benefattrice immensa, che consente all’uomo di vincere e dominare tutto quello che esso ritiene sia male. Quando l’uomo ha consegnato tutta la sua anima, mediante la fede scientista alla scienza, viene sottomesso completamente a questa enorme illusione, così perde definitivamente la possibilità di realizzare il suo bene.

Uno dei miti propri alla nuova religione scientista parodistica, un mito che agisce disastrosamente sulla ragione collettiva, è quello del “progresso” indefinito della ricerca scientifica, volto al fine di “perfezione” dell’umanità, un progresso di ordine materialistico che dovrebbe rimuovere tutte le paure dell’individuo animale, come la paura dal dolore e della morte, per prolungarne il più possibile l’esistenza, garantendogli il massimo della fruizione edonistica della vita, mediante diversi mezzi tecnologici sempre più sofisticati. Oramai sono ben pochi gli uomini che non si inginocchiano in modo idolatrico al falso mito del progresso, già elaborato da Pascal e poi ripreso anche da Kant nella sua fantasiosa dottrina dei tre stadi. La concezione del progresso scientifico è stata applicata anche a tutti gli esseri viventi, fino a divenire la “teoria generale dell’evoluzione di tutti i sistemi viventi”, che si è poi tradotta nella concezione generale del “progresso dell’umanità”, che è stata posta alla base di tutti gli ambiti della vita contingente. L’applicazione dello pseudomito del progresso evolutivo dell’uomo interessa oramai esclusivamente lo sviluppo della ragione scientifica materialista, mentre per quanto riguarda il sedicente progresso morale, lo si vede esclusivamente nella costituzione di un individuo che presenta le caratteristiche del superbo radicale, volto a realizzare una democrazia radicale mondiale, attraverso la quale raggiungere il fine edonistico globale dell’intera esistenza per tutti gli uomini, mediante l’imposizione della più completa tolleranza per l’affermazione radicale dei diritti umani più limitati, relativi all’esistenza più effimera dell’uomo. La mentalità collettività è condizionata dalla credenza nel progresso scientifico illimitato, questa fascinazione è molto potente, perciò è molto difficile liberarsi da essa.

Negli ultimi duecento anni, cioè nel periodo in cui è avvenuta la sovversione di ogni ordine religioso tradizionale, gli uomini sono stati indottrinati, sotto ogni profilo e in ogni angolo della terra, alle ideologie dei diritti umani e della tolleranza, dello scientismo e del progresso, la gran parte di essi non ha la possibilità di sfuggire alla potente azione persuasiva messa in atto da governi, istituzioni, mass media e strumenti tecnocomunicativi, perché il livello dell’intellettualità generale si è notevolmente abbassato, mentre è emersa la sensualità, e la sentimentalità ad essa connessa. La falsa scienza è accolta da un’umanità ridotta ormai all’animalità, degradata al suo stadio più infimo, riscontra successo perché va incontro alle bassissime prospettive esistenziali degli uomini attuali. La fede nella falsa scienza è una vera propria superstizione dell’ultimo uomo, il quale ripone in modo del tutto improprio la sua fiducia in ciò che non è degno di alcuna fiducia. Egli non si rende conto di essere continuamente ingannato con lo scopo di essere condotto a seguire una vita totalmente contraria al bene, una vita che conduce il più lontano possibile dalla Salute. Gli esponenti della scienza moderna sono costantemente intenti ad erigere i loro idoli e ad imporre il loro culto a tutti gli uomini in ogni maniera, questa forma di “religione diabolica” aveva, nel suo primo stadio, la forma di un’antireligione, ora, nel suo stadio finale, risulta essere una controreligione, le cui dottrine fondamentali servono ad imporre, attraverso la tolleranza, l’ideologia atea dei diritti umani. In questo modo l’originale rivoluzione antitradizionale, che ha avuto inizio nel XVII secolo, può essere estesa indefinitamente ad ogni angolo della terra, per cancellare, in ogni punto della medesima, la presenza dell’autentica Verità Divina Eterna, la conoscenza della quale permette di ottenere l’autentica Salute. In nome della tolleranza vengono oggi praticate le cose più riprovevoli, gli apostoli della tolleranza sono in genere i più intolleranti, i più incapaci di accettare le opinioni altrui, sotto ogni profilo. Essi sono intenti a diffondere la dittatura del pensiero unico, un pensiero radicalmente antireligioso, perciò tutti gli uomini devono essere ricondotti alla falsa scienza e all’illusione che da essa procede, nessuno deve sfuggire, pena l’emarginazione sociale e l’esclusione esistenziale dal piano generale che si sta attuando nel mondo.

Gli scientisti diffondono con sempre maggiore intensità un odio indiscriminato e unilaterale nei confronti di tutto quello che non rientra nell’orizzonte della scienza sperimentale, se una dottrina non si conforma alle loro opinioni, ed è in qualche modo al di sopra della loro comprensione, essi tendono ad escluderla in ogni modo. Negli ultimi tempi si è giunti ad asservire la religione e la filosofia alla scienza sperimentale, tanto che la filosofia si è ridotta a servire la falsa scienza, facendosi, in qualche modo, la sua ancella, come un tempo faceva per la teologia.

Il progresso indefinito della ricerca scientifica condurrà l’umanità alla radicale materializzazione, alla quale corrisponderà un edonismo integrale, favorito da un economicismo onnipervasivo. Quando la catabasi della conoscenza sarà giunta al punto terminale, tutta la pseudociviltà postmoderna sarà annientata. In questo periodo finale la gran parte degli uomini non potrà sfuggire all’enorme seduzione esercitata dalla scienza ultima, la cui traduzione pratica è costituita dal tecnologismo. La fede esasperata nella tecnologia materiale ha ormai sostituito completamente la fede religiosa, alla deriva tecnologistica non si sottrae nemmeno la pseudomedicina postmoderna, ormai divenuta ipertecnologica, al fine di soddisfare i bisogni di un uomo completamente imbestiato, ridotto alla sua istintualità biologica più bassa e prostrato ad una vita radicalmente edonistica.

Questi sono gli esiti dell’individualismo estremo, una civiltà radicalmente materialista, fondata esclusivamente sul pragmatismo più contingente e sull’utilitarismo edonistico, ormai si sta concretizzando l’uomo macchina computerizzato, che verrà trattato come un computer umanoide, un complesso sistema cibernetico “umanizzato”.

La fine del processo catabasico dell’umanità è imminente, i filosofi, o coloro che pensano di opporsi a questa tendenza, senza ricostituirsi come uomini religiosi, non riusciranno ad uscire dal cerchio fascinatore della postmodernità, molti, rinchiusi nei circoli della temporalità, dell’individualità e del razionalismo, come ad esempio Heidegger, non hanno avuto la possibilità di emergere dalla tendenza nichilistica di questi tempi ultimi, altri, quando sembrano procedere fuori da direzioni fallaci, finiscono nel sentimentalismo o persino nel volontarismo, quando infatti, provano a cercare qualcosa che sia non limitato alla ragione umana, procedono al di sotto della stessa, mai al di sopra. Coloro che imboccano la via della religione, per sfuggire alla dissoluzione nichilista, vengono guardati con sospetto, per non dire di quelli che percorrono una via integralmente metafisica e iniziatica.

Nel complesso del generale sovvertimento della verità, nel quadro del titanismo collettivo e dell’illusione generalizzata di sapere, alimentata dalla volgarizzazione della conoscenza scientifica, la pseudoscienza moderna costituisce la contraffazione parodistica della scienza sacra e religiosa, ma ciò che più interessa al nostro discorso è mostrare come la medicina moderna costituisca la contraffazione diabolica della medicina sacra e religiosa, e persegua una parodia della Salute, la vita dell’uomo, che si prostra ad essa, andrà purtroppo incontro ad un esito assai nefasto.

[Il presente scritto è tratto da Viola, L.M.A., Nel Nome di Apollo Medico]

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[1] Guénon René, La crisi del mondo moderno, Roma 1972, pag.83.

[2] Ibidem.

[3] Si vedano Salus n. 30, gen.-feb. 2015, Scienza sacra e scienza profana: la verità e l’illusione della verità; Salus n.35, lug.-ago. 2015, Superare la falsità della pseudoscienza moderna e il suo potere fascinatorio diabolico, per accedere alla verità eterna mediante la scienza sacra.

[4] Popper K. R., La non esistenza del metodo scientifico, Prefazione al Proscritto alla logica della scoperta scientifica (1956).

 

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