La confusione fra il dominio psichico e quello spirituale

 

La specifica qualità sovversiva della psicologia moderna è definita dalla confusione operata fra il dominio psichico e quello spirituale, questa alterazione è prodotta da molti esponenti di indirizzi filosofici, psicologici e scientifici della società contemporanea. Quando si confondono l’orizzonte e il campo della psiche, con l’orizzonte e il campo dello spirito, si produce un vero e proprio ribaltamento dei due domini. Addirittura, in molte situazioni odierne si trovano equazioni che identificano lo spirituale con ciò che vi è di più basso nella sfera psichica. Vi è da dire che una certa confusione fra spirito e anima si è prodotta già durante il periodo medievale nell’ambito della Scolastica cristiana, in particolare nella dottrina di Tommaso D’Aquino, nella quale i due elementi non sono distinti precisamente. In questi casi l’anima non è confusa con lo spirito, ma dall’anima viene, in qualche modo, sottratta la sua essenza trascendente, la quale ha un carattere puramente spirituale ed è generata immediatamente da Dio. Nel periodo immediatamente successivo al Medioevo questa limitazione ha favorito lo sviluppo di una serie di ulteriori riduzioni della concezione dell’anima, fino al momento in cui si è costituito il “dualismo” cartesiano, col quale sono stati concentrati sull’anima molteplici attributi che, in buona parte, dovrebbero essere attribuiti allo spirito. In questa maniera si è generata una prima confusione fra spirito e anima, favorendo la riduzione del primo alla seconda, da questo degrado della psicologia sono procedute tutte le altre, fino a giungere ai nostri giorni, in cui le concezioni dell’anima vedono invertiti completamente i due termini.

Oggi si attribuisce il termine “spirito” a ciò che è solo anima o psiche, la distinzione fra i due elementi, e le relative sfere operative, non è più fatta adeguatamente, molti che trattano di psicologia non sono affatto preparati a distinguere un termine dall’altro, con riferimento alla filosofia antica, costoro non distinguono più accuratamente il nous dalla psychè, dunque l’attività puramente intellettiva da quella solamente razionale, ma se si riduce l’intellezione alla ragione, o l’intuizione spirituale al pensiero discorsivo, vengono sovvertiti i fondamenti della psicologia e dunque anche ogni disciplina terapeutica. Talora poi, come vedremo meglio più avanti, si parla di “mentale” quando ci si riferisce al solo “razionale”. Il termine mente, o mens, è equivalente al termine intellectvs, secondo la tradizione religiosa romana in cui tali termini hanno avuto origine, l’intellectvs è una facoltà sovraordinata alla ratio, la quale è una facoltà immanente nell’anima, la cui funzione è quella di mediare nel dominio animico l’attività trascendente della mens-intellectvs.

Una volta che il dominio spirituale viene confuso con quello psichico, ne derivano delle conseguenze disastrose. L’essere viene ridotto al divenire, l’eterno viene assimilato al tempo, la realtà all’illusione, la forma immutabile alla sua immagine diveniente e così via. Gli effetti sono facilmente deducibili, il soggetto che viene ridotto esclusivamente al dominio psichico finisce per perdersi, irrimediabilmente, nella dimensione intermedia dell’esistenza e, di conseguenza, non ha più alcuna possibilità di trascendere l’ambito dell’impermanenza, della generazione e della corruzione, o, in senso lato, il dominio del daimonium, nel quale operano le “potenze di questo mondo”, dalle quali l’anima dovrebbe emanciparsi per recuperare la sua vita trascendente di carattere puramente metafisico e spirituale. Il dominio psichico non presenta, per sé, un carattere esclusivamente malefico, ha però una natura duplice, è malefico sotto un certo profilo e benefico sotto un altro. Risulta benefico se lo si vede come fondato sul dominio spirituale da cui dipende e lo si valuta come ciò che consente di mediare nel dominio temporale, attraverso la riflessione razionale, i principi divini eterni statuiti nell’ambito dello spirito. L’Anima del Mondo svolge una funzione rivelatrice e teofanica, così come l’anima dell’uomo illuminata dallo spirito, se lo Spirito del Mondo viene assimilato all’Anima, confondendolo con essa, la realtà metafisica, eterna ed immutabile, viene negata. Una volta compiuta questa operazione non rimane che l’Anima, la mediazione, la riflessione, il divenire psicofisico, l’impermanenza fenomenica, la limitazione dell’intera esistenza al Cosmo.

La dimensione intermedia dello psichismo universale ha un carattere plastico e fluente, è rappresentata simbolicamente come il “mare”, un dominio in cui operano delle forze e delle intelligenze psichiche di carattere universale, ma si tratta del “mare del divenire” psichico, che il soggetto essenziale e divino è tenuto ad “attraversare”, per cessare di subire l’illusione che lo produce. A partire dalla sponda della condizione carnale, utilizzando la barca della disciplina, l’animo compie il periglioso viaggio fino a raggiungere l’altra sponda, quella dello spirito, che ha una fissità reale ed eterna. L’attraversamento delle acque richiede un’ascesi e una qualificazione precisa, altrimenti durante il tragitto marino il soggetto rischia di essere sviato dalle influenze psichiche più diverse, per cui potrebbe finire per perdersi nel mare delle possibilità intermedie e nello psichismo cosmico. La situazione peggiore che può verificarsi è quella in cui l’animo si stacca dal corpo, ma non per affrontare poi il dominio delle acque superiori, ovvero quello relativo allo psichismo celeste, ma solo per addentrarsi nel dominio delle acque inferiori, che corrispondono allo psichismo di carattere infernale. Colui che non è qualificato adeguatamente, e dunque non è formato nella scienza sacra, non sa come svolgere correttamente il viaggio verso il dominio spirituale. Per cui costui può imboccare la direzione discendente per finire così inabissato negli stati inferiori dell’individualità umana, ovvero nel dominio infraumano, fino ad incontrare le presenze demoniche più potenti e deformanti. Il soggetto non preparato all’ascesi subisce il potere demonico ascendente, fino al punto in cui viene dominato interamente, specie se egli reputa di stare procedendo in una direzione benefica, ovvero verso la realizzazione spirituale, andando invece nella direzione contraria.

La conoscenza rigorosa di ciò che costituisce la natura, la struttura e le dinamiche della dimensione intermedia e sottile dell’esistenza, è di un’importanza assoluta, quella dimensione è costituita dall’Anima del mondo e in essa opera e si muove l’anima dell’uomo individuale. La conoscenza sacra tradizionale evita di commettere errori, colui che presenta la giusta conoscenza non dirige il proprio cammino nella direzione delle acque inferiori, che non hanno nulla di spirituale. Queste acque costituiscono una situazione indefinitamente mutevole e sfuggente, in essa vi è un susseguirsi di forme indifferenziate la cui fruizione, per quanto possa essere scambiata per “esperienza della pienezza della vita”, costituisce solo l’identificazione del soggetto col substrato vitale ed energetico dell’Esistenza Universale, il quale non ha niente di spirituale ma, al contrario, è ciò che risulta più prossimo alla dimensione della dissoluzione fusiva nel substrato amorfo inferiore costituito dalla Materia del Cosmo. Le diverse indicazioni di tipo neospiritualistico nel senso della ricerca della “unione”, o meglio, della “fusione”, o piuttosto della “confusione” con ciò che viene definito erroneamente “il Tutto” o, peggio, “la Coscienza Cosmica”, o “l’Universo”, invitano solo alla realizzazione spirituale a rovescio, una vera parodia, una caricatura della vera realizzazione.

Uno dei segni caratteristici della controtradizione è costituito dalla psicologizzazione di tutta l’esistenza dell’uomo, si tratta di un’operazione sovversiva, per la quale ogni orizzonte umano viene ridotto alla soggezione demonica, con la conseguente privazione della dimensione divina dell’Essere e dunque con l’esclusione della trascendenza, dell’eterno e del superamento della morte. Dallo psicologismo diffuso proviene la tendenza oramai generalizzata a ridurre ogni cosa a fattori esclusivamente psicologici, persino le dottrine tradizionali, religiose ed iniziatiche, che hanno un carattere puramente intellettivo e metafisico, vengono reinterpretate in modo puramente psicologico, molto spesso riducendo ciò che attiene allo spirituale a fenomeni psicologici di carattere inferiore. Le spiegazioni psicologistiche delle dottrine spirituali tradizionali assumono il carattere di mere interpretazioni caricaturali e parodistiche. In particolare è la psicologia moderna che ha ridotto tutto lo spirituale allo psichico e la vita dell’uomo allo psicologismo, dunque al dominio dell’illusione. Persino quelle psicologie che hanno pretese spiritualistiche, come la “psicologia transpersonale”, la quale, nonostante le affermazioni ingannevoli circa l’ascesi allo spirito, propone un itinerario che, di fatto, costituisce una riproduzione caricaturale della prassi tradizionale che conduce alla realizzazione spirituale. Chi segue la “psicologia transpersonale” viene confinato nell’ambito psichico e cosmico, sostanzialmente nel dominio demonico dell’esistenza, senza più alcuna possibilità di risoluzione ed uscita. Tutto il campo della falsa psicologia contemporanea è caratterizzato da queste limitazioni demoniche sovversive, l’ultima psicologia rinchiude l’essere essenziale dell’uomo nell’anima individuale, specialmente nella dimensione dell’anima in cui essa è soggetta al corpo, alle passioni e all’ignoranza dell’individuo comune, non realizzato e certamente non iniziato. Anche Freud e Jung erano soggetti limitati allo psichismo infero, non erano iniziati, né realizzati, la loro attività psicologistica si è limitata a proiettare sul dominio religioso, sullo Spirito Divino e sulla trascendenza, una visione sinistra, delle immagini deformate. Attraverso l’opera di queste due personalità la psicologia moderna ha oramai ampiamente corrotto l’approccio alle discipline spirituali, applicando la psicologia moderna, per non dire della postmoderna, ai vari domini della religione, della filosofia, della storia, della scienza e dell’arte, si è ottenuto il ribaltamento del senso delle cose. Tutto ciò che viene toccato da questa attività psicologizzante diventa psicologico, nel senso più deteriore del termine, ovvero tutto il campo di esperienza diventa soggettivo e condizionato dal patologico, quindi l’approccio della psicologia moderna alle religioni manca di ogni criterio di certezza oggettiva e immutabile, ma diffonde anche, in un certo ambito, le deformazioni particolarmente mostruose che affliggono i diversi psicologi, soggetti a ignoranza, patemi e alterazioni psicopatologiche, per cui essi non sono idonei a trattare di psicologia e di salute dell’anima, tantomeno di religioni.

L’attività psichica individuale è necessariamente soggettiva, è sempre condizionata da passioni, limitazioni conoscitive e accidenti esistenziali che interessano il singolo individuo. Fino a quando l’anima non viene rigorosamente separata dal corpo attraverso una disciplina religiosa, per essere ricomposta nella luce trascendente dell’intelletto, dal quale deve essere ininterrottamente illuminata per non subire l’ascendente dell’alterità e del sensibile, subirà l’illusione dell’indipendenza dall’Essere e non fonderà il senso della sua identità sulla sua essenza spirituale, ma dipenderà dall’immedesimazione al principio materiale dell’individuazione, il corpo, con tutto ciò che ne deriva. Per poter intendere completamente i limiti, la relatività e i condizionamenti che determinano l’operatività della psiche comune è necessario trascenderla adeguatamente, solo così è possibile vederla e comprenderla da un dominio che la sovrasta e la abbraccia. Occorre porsi nel piano dello spirito o, se si vuole, dell’intelletto, per conoscere e cirare l’anima, l’intellezione sovrapischica è la sola attività che può fondare le operazioni psicologiche e razionali nella certezza metafisica dell’Essere, altrimenti lo psichismo non ha alcuna possibilità di fondarsi nell’Essere Reale e dunque non può disporre di alcun criterio di verità per svolgere le sue attività. Pertanto, quando il fondamento intellettuale e metafisico da cui dipende la psiche viene negato o rimosso, l’attività filosofica e scientifica che procede dalla sola razionalità umana perde qualsiasi base di verità. Il soggetto psichico non illuminato dallo Spirito Divino, si muove secondo una prospettiva relativa e condizionata, chiuso nella sua soggettività vincolata alle accidentalità delle circostanze temporali, soggetto alla parzialità del singolo osservatore estraniato dalla trascendenza oggettiva, non ha alcuna possibilità di accedere alla verità o alla salute psichica.

È chiaro che l’intelletto è altra cosa rispetto alla ragione, il primo trascende la seconda, ne è il principio, è sempre in atto e rende possibile l’attività intelligente riflessiva e dianoetica dell’anima, in quanto la ragione è il riflesso dell’intelletto nell’anima, la cui funzione è quella di mediare nell’ambito del pensiero e del linguaggio discorsivo, principi, idee, cause divine che, in se stesse, sono ineffabili e non articolabili nella successione della razionalità dialogica. L’attività razionale, a differenza di quella intellettuale, è comunemente soggetta alle relazioni e alle contingenze dell’individualità e della temporalità, per cui fino a quando non è liberata da questi condizionamenti non può riflettere la luce della verità spirituale oggettiva. Quando la ragione è immediatamente illuminata dall’intelletto, essa esprime, nella dimensione formale e concettuale, la verità metafisica di carattere unitario e sintetico che la trascende, ma, nella misura in cui alla ragione manca questa fondazione metafisica, le sue operazioni non hanno alcuna fondazione nella realtà, quindi essa opera senza alcuna garanzia di validità delle sue operazioni.

La scienza moderna costituisce la negazione e la riproduzione parodistica della scienza sacra, essa è il frutto dello svincolamento dell’anima individuale dall’intelletto e anche dalla fede religiosa, per cui non è altro che l’espressione dell’ignoranza della realtà e della discorsività indefinita relativa alla dimensione dell’illusione. La “scienza” moderna non è vera scienza, in quanto ciò che espone è privo di ogni certezza metafisica, si tratta dunque dell’espressione dell’errore continuo, prodotto dal vano errare della ragione umana titanizzata, che si dimena senza speranza nel duplice senso del dominio intermedio dello psichismo, senza poter raggiungere mai il termine della verità, che è costituito proprio da quell’Essere Divino che è stato proprio escluso a priori dall’attività indagativa di carattere alienante, che ha dato origine al fenomeno aberrante della pseudoscienza contemporanea.

(I parte)

 

Brano tratto da Viola, L.M.A., Vane psicoterapie, di prossima pubblicazione

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